Questa mattina stavo navigando su Facebook quando tra i vari post ne vedo uno che colpisce immediatamente la mia attenzione: quello che ha condiviso qualche giorno fa un’amica, Caterina, la mamma di Sofia per intenderci, e che racconta le frasi che non si dovrebbero mai dire ai bimbi rari ma non invisibili, e ai loro genitori, aggiungerei io.
Parole che Caterina si è sentita dire durante la lunga malattia di Sofia, ma che hanno dovuto ascoltare anche mamme e papà di altri bambini speciali, che insieme, nel post che vi consiglio di leggere, ricordano le frasi che non avrebbero mai voluto sentirsi dire da amici, parenti, conoscenti e medici, spiegando bene quanto dolore possono suscitare delle parole dette male.
Un post che non credo che sia finito nella mia home per caso. Non oggi.
Questi sono giorni un po’ particolari, chi mi conosce sa cosa è successo e preferisco non andare oltre per rispetto a chi in questo momento sta già soffrendo molto. Ci sarà modo e tempo per raccontare e per dare sfogo ad un dolore che tocca purtroppo molte persone a me vicine.
Ma leggendo il post condiviso da Caterina non ho potuto non riflettere su quanto davvero a volte si parli per dare aria la bocca, come sentivo spesso dire quando ero piccola.
“Speriamo che la sua sofferenza finisca presto e che voi possiate tornare il prima possibile ad una vita normale”.
E quando poi Sofia è volata via:
“Questo dolore non vi abbandonerà mai, ve lo porterete appresso fino alla fine. Ma dovrete imparare a farvi forza e cercare un motivo per andare avanti. Comunque sarà difficile sopportare il dolore più grave che possa capitare”.
Senza parole.
So benissimo quanto è difficile dare conforto ad un’amica che soffre. Purtroppo ci sono passata con la mia migliore amica poco tempo fa e anche in questi giorni ho dovuto trovare parole che non mi venivano. Perché la verità è che in certi casi c’è davvero poco da dire.
Però ho sempre cercato di trovare le parole giuste. E quando mancavano, forse, è bastato un ti voglio bene.
Quando è morto il fratello di mia sorella, riferendosi alla madre (nonché seconda moglie di mio padre) ho sentito dire: meno male che ha un’altra bambina da crescere. Certo, meno male. Avere avuto mia sorella piccola l’ha sicuramente aiutata ad andare avanti. Ma non era obbligatorio. Un figlio non sostituisce un altro. Giulia non è Lorenzo e Lorenzo non era Giulia.
E all’epoca non c’era Facebook. Oggi, che il dolore e le notizie si propagano nei social network, chiunque può dire la sua. E spesso nel modo più sbagliato.
Se il momento che la persona sta vivendo è già particolarmente difficile, perché amplificarlo con parole del tipo: “sarà difficile vi auguro di trovare la forza”? Non sarebbe meglio dire, “sarà difficile ma ce la farete”? Perché scrivere ad una madre che piange il figlio o a una moglie che ha perso il marito che non potrà mai dimenticare questo momento? Credete forse che non lo sappia? Credete forse che c’è qualcuno che ha perso un proprio caro e che si dimentica di quello che è successo? E’ davvero il caso di sottolineare tutto? E ancora:
“E non pensare che passi… passerà ma nulla passa nulla, puoi solo imparare a convivere e tenere duro per i tuoi piccoli.”
Ma davvero? Siamo seri? A volte io resto davvero basita.
Perché parlare quando si potrebbe semplicemente restare zitti? Perché non scrivere semplicemente “condoglianze”? E’ proprio necessario un sermone giusto per buttare due righe sui social?
E se proprio proprio volete scrivere, perché non usate il cervello? Ma davvero pensate che quando tutto sarà passato e la persona che sta soffrendo rileggerà le centinaia di messaggi di affetto che ha ricevuto, sarà felice di legger un commento come quelli sopra citati? Cosa penserà secondo voi?
Ve lo dico io cosa penserei, io penserei ma vaffanculo.
Questo penserei.
Non sopporto le persone pessimiste, le persone superficiali, quelle che parlano per parlare e che non sanno moderare i termini.
Non dico di buttarla in caciara, come tendo spesso a fare io per alleggerire il momento con battute e risate quando i problemi sono meno seri, ma nemmeno vomitare tutto il vostro malessere sugli altri.
Non è essere razionali, non è avere i piedi per terra, non è essere forti. E’ essere piccoli.
Perché una parola detta male invece di dare conforto, è un pugno nello stomaco. Stomaco che spesso è già devastato.
Bisogna cercare di sollevare le persone, di aiutarle, di alleggerirle. Non affossarle.
So bene che la delicatezza, l’uso delle parole corrette, l’empatia, non sono spesso doti naturali. Ma si possono apprendere. Basterebbe ragionare.
E se non si sa cosa dire, si può sempre tacere.
Sere-mammadalprimosguardo
Sono d’accordo con te su ogni sillaba! Meglio il silenzio, un abbraccio, un cuore(dato che siamo nell’era dei social!) ma sicuramente il rispetto e all’uso consapevole delle parole.
Il “ti capisco” (no, non si può, se non lo vivi sulla tua pelle) o il vedrai in futuro (se ti dico che una malattia genetica e rara…) meglio il silenzio sicuramente!
Le ferite di un genitore causate dalla malattia di un figlio o di un lutto grave in famiglia difficilmente svaniscono…
L’amicizia, la vicinanza e l’amore invece servono.
Brava Sere♥️
Ora abbraccio te forte, forte e Giacomo!
Chissà che quante ne avresti da raccontarmi tu… grazie amica ❤️
Dei miei momenti più duri ricordo solo gli abbracci, i sorrisi e le carezze. Tutte le parole, come un ronzio nella mia testa! Si tratta di tatto, delicatezza e maturità, qualità che non tutti possediamo!
Ti mando un abbraccio grande 🙂
Il tatto, questo sconosciuto… un bacione a te❤️
Poco tempo fa mia mamma ha preso una multa. Gliel’ha consegnata a casa una vigilessa che conosceva bene mio papà e che ha pensato bene, dopo avergliela consegnata, di raccontare a mia mamma di quanto fosse legata a mio papà e di scoppiare a piangere. Quando l’ho saputo avrei voluto andare a prenderla a sberle. Perché come dici tu, se non hai parole di conforto è meglio tacere. Perché se brutta stronza mi stai consegnando una multa non puoi metterti a piangere per mio marito. Se temi di non riuscire a contenere l’emozione semplicemente eviti di parlarne, perché chi affronta ogni giorno la perdita di una persona cara non può ritrovarsi a dover “consolare” oppure ad avere parole di comprensione per un estraneo. “Un bel tacer non fu mai scritto”.
Amour….❤️
Comunque una persona un po’ di tempo fa mi ha detto che le persone care non ci lasciano mai, vanno solo nella stanza accanto. Per una come me, che non crede, è una bella immagine, che in alcuni momenti mi è stata di conforto. L’amore che lasciamo dopo di noi davvero non se ne va mai, e torna nelle piccole cose, nei gesti di tutti i giorni e piano piano, con il tempo, ci aiuta a stare meglio.
Questo è il motivo per cui ti ho scelta come mia amica e lo rifarei mille altre volte. Sei una forza e nemmeno te ne rendi conto a volte. Ti voglio bene
Amour ❤️. Anche io. Tanto