Pavor nocturnus, incubi e sonnambulismo: cosa sono e come affrontarli

Oggi parliamo di pavor nocturnus, incubi e sonnambulismo: cosa sono e come affrontarli.

Qualche giorno fa stavo parlando con una mia amica a proposito di alcuni “risvegli” urlanti che la sua terzogenita aveva avuto durante le notti precedenti.

Mentre lei cercava di capire se potesse o meno essere colpa dell’influenza o della medicina che stava prendendo io più la ascoltavo più pensavo solo a una cosa: Pavor Nocturnus.

Gia in passato vi ho raccontato che Lavinia non ha mai avuto un sonno tranquilla, dapprima, da piccina, c’erano i classici risvegli fisiologici, poi crescendo ha avuto episodi sia di pavor che di sonnambulismo.

Le prime volte mi spaventavo, non capivo perché si svegliasse nel cuore della notte (a dire il vero sempre dopo un’ora da che si era addormentata) e piangesse disperata fissando con gli occhi sbarrati un punto.

Io mi facevo i film. Paranormali.

Poi ho capito, anche notando la sua testa sempre bagnata (sudore) che si trattava di pavor nocturnus: un disturbo molto più comune di quanto si pensi, che si verifica generalmente dai due ai sei anni, (ma Lavinia ne soffre ancora adesso ogni tanto e infatti ho scoperto che a volte la manifestazione resta anche nell’adolescenza), nella prima parte del sonno, quando ancora non si è in fase rem.

Il pavor nocturnus è determinato da una specie di cortocircuito del sistema limbico, quello che governa le reazioni neurovegetative, è  un microrisveglio in un sonno molto profondo, causato magari da un colpo di tosse o da un rumore, ma anche dallo stress; se per esempio il bambino vive una giornata troppo intensa, corre troppo, è in continua attività, può avere un attacco di pavor durante la notte anche più forte perché il microrisveglio agisce su un sonno molto profondo a causa della stanchezza fisica.

Io infatti ho notato che a Lavinia succede quando è particolarmente sotto pressione (vedi inizio della scuola) o quando è davvero molto stanca.

Da sempre so che gli esperti consigliano di non intervenire, di non svegliare il bambino (che l’indomani non ricorderà nulla e che sembra sveglio ma che in realtà non lo è) e di provare semplicemente a calmarlo.

Diverso è il caso degli incubi, che avvengono invece durate il sonno Rem che è più vicino alla veglia e che il giorno seguente normalmente si ricordano.

Iniziamo con il dire che tutti sognano, anche i bambini, ma ovviamente non ce ne ricordiamo sempre.

I sogni assolvono a diverse funzioni nei bambini, possono ad esempio essere un mezzo per esprimere ansie, preoccupazioni e paure, emozioni che il bambino non riesce ad esprimere nella vita quotidiana, bisogni, desideri e fantasie, il sogno può essere inoltre un modo per elaborare una situazione che non riescono ad affrontare.

Io per esempio sogno sempre di essere in aereo, e si sa che io odio volare. Oppure per anni ho sognato di dovermi ancora laureare e questo era davvero un incubo 😛

Come possiamo aiutare i nostri bambini se rimangono turbati da un sogno? Possiamo sicuramente ascoltarli, lasciarli esprimere, senza giudizi né interferenze, cercando di rassicurarli e di tranquillizzarli.

Gli esperti ricordano che i bambini hanno molteplici paure, molte più di quelle che riescono a dichiarare e se non li aiutiamo a parlarne queste paure vengono nascoste e poi diventano più forti di prima. Parlarne invece aiuta il bambino a dare voce alla paura e ad affrontarla.

Infine vi vorrei raccontare di quella volta in cui Lavinia ha fatto suonare l’antifurto di casa, perché ha cercato di uscire dalla finestra, o di quando per la prima volta me la sono vista camminare accanto al letto, in piena notte.

Tipici esemplari di sonnambulismo: Il sonnambulismo è un disturbo del sonno frequente nell’infanzia e nell’adolescenza, che a volte persiste anche nell’età adulta. Consiste nell’esecuzione di movimenti complessi in uno stato di dissociazione fra il sonno e la veglia.

I sonnambuli possono alzarsi dal letto e camminare, ma possono anche restare seduti e compiere gesti strani o ripetitivi.

Lavi per esempio si alza, arriva al bagno e accende e spegne la luce per qualche volta. A volte poi prende glia abiti preparati per l’indomani, se li porta in bagno, come per vestirsi, poi torna a letto e il giorno dopo mi dice: scusa mamma ma perché c’erano i miei vestiti nel letto?

Infatti anche nel caso del sonnambulismo è tipica l’amnesia al risveglio e l’occorrenza del disturbo nella prima parte della notte.

Anche in questo caso non bisogna svegliare il bambini ma riaccompagnarlo a letto, se possibile. Io ormai ho capito come funziona (a differenza di Giacomo che ancora si stupisce e si preoccupa) e mi limito dal mio letto a dirle di tornare a dormire, seguendola con gli occhi.

Le ricerche dimostrano che i bambini che hanno sofferto di terrori notturni tra un anno e mezzo e tre anni e mezzo hanno più probabilità di sviluppare il sonnambulismo ai 5 anni e oltre. Il camminare nel sonno è più probabile in nei bambini che hanno uno o entrambi i genitori ex sonnambuli.

Io so che la notte parlavo e litigavo, me lo racconta sempre mia mamme e anche Giacomo è stato un parlatore notturno, ma non ci risulta essere mai stati sonnambuli. Eppure…

Per ora Ludo invece dorme come un sasso, se si sveglia di notte è per bere e poi viene nel nostro letto, conscia e consapevole di quello che sta facendo quindi ecco, per ora pare non avere problemi.

Ma stiamo a vedere. E comunque ormai abbiamo fatto pratica.

Quello che posso consigliarvi è di restare tranquilli (anche se so che trovarsi un figlio accanto al letto che ti fissa in piena notte è da infarto, sopratutto se la bambina in questione ha i capelli lunghi lisci e biondi :-D) e di ricordare che questi disturbi notturni si risolvono spontaneamente crescendo e non sono campanelli di allarme per malattie più serie.

Sere-mammadalprimosguardo

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