Pavor nocturnus: cos’è e come affrontarlo

Oggi vi voglio raccontare che cos’è il pavor nocturnus e come affrontarlo se capita ai vostri bambini.

Lavinia dorme da sola da quando ha 4 anni, è arrivata la sorellina e lei ha deciso di abbandonare il lettone per andare a cercare pace e tranquillità in camera sua.

Il primo anno di vita ha dormito sempre nel suo lettino, messo accanto al nostro letto. Poi però complici i suoi ripetuti risvegli notturni e la sua stanza lontana e la sveglia che suonava sempre troppo presto (perché avevo ricominciato a lavorare in ufficio), ha conquistato facilmente il lettone e ci è rimasta a lungo, fondamentalmente perché a me piaceva dormire con lei.

Poi abbiamo cambiato casa, la sua stanza era più vicina, il suo letto più bello, la sorella che rompeva le scatole e quindi, ad un certo punto, è andata.

È stata lei a dirmi: “mamma io stasera dormo nel mio letto”. In risposta a tutte quelle volte che mi sono sentita dire: attenta perché poi non te ne liberi più. Come se dormire con il proprio figlio fosse un castigo invece che una gioia.

Da quando però ha cominciato a dormire la notte in camera sua, i suoi risvegli sonocambiari.

Se prima erano fisiologici, dovuti alla sete o alla sua necessità di trovarmi (anche se ero nel lettone con lei), verso i 4/ 5 anni sono arrivati quelli più spaventoso, per me ovviamente visto ch lei non se ne accorgeva nemmeno.

I famosi Pavor Nocturnus, comunemente detti terrore notturno.

Succedeva che dopo un’oretta di sonno, cominciava a mugugnare. Poi si sedeva sul letto e fissando il vuoto ad occhi spalancati piangeva. E diceva cose senza senso. Alle volte guardava spaventata un punto tanto da farmi pensare ai fantasmi. O parlava lingue sconosciute.

Le prime volte non capivo. Pensavo fossero incubi. Cercavo di svegliarla o di farle delle domande e non rispondeva. La domanda era anche semplice: come ti chiami? Niente.

Il problema era che urlando svegliava la Ludo che si spaventava e piangeva pure lei. E io da sola non sapevo da che parte andare. Allora cercavo di prevenire il contagio intercettando i primi segnali di Lavinia, prendendola di peso e portandola in bagno. L’ho anche infilata due volte nel bidet aprendo un pochino l’acqua perché mi pareva che la svegliasse e facesse effetto, tanto che si calmava e ricordava il suo nome.

Poi in rete ho letto un articolo interessante e mi si è aperto un mondo.

Non erano incubi. Non dipendeva da eventuali litigate avvenute tra me e Lavinia. Non erano le Winx che sono arrivata ad incolpare e a vietarne la visione serale.

Il pavor nocturnus è determinato da una specie di cortocircuito del sistema limbico, quello che governa le reazioni neurovegetative, spiegano al Meyer.

Si tratta di un disturbo molto più comune di quanto si pensi, che si verifica generalmente dai due ai sei anni, (ma può proseguire anche fino all’adolescenza) nella prima parte del sonno, quando ancora non si è in fase rem, semplicemente perché imparare a dormire bene è una tappa come un’altra. Ci sono bimbi che lo fanno da subito, altri come Lavinia (che aveva già dimostrato con i risvegli che ha avuto fino ai tre anni, la sua reticenza a dormire bene) dopo.

Il pavor nocturnus è un microrisveglio in un sonno molto profondo, causato magari da un colpo di tosse o da un rumore, ma anche dallo stress; se per esempio il bambino vive una giornata troppo intensa, corre troppo, è in continua attività, può avere un attacco di pavor durante la notte anche più forte perché il microrisveglio agisce su un sonno molto profondo a causa della stanchezza fisica.

Cosa fare davanti a una crisi? Il consiglio di Giovanni Poggi, pediatra del Meyer, è quello di non fare niente soprattutto bisogna evitare di svegliare il bambino. Cosa che io invece tentavo invano ed erroneamente di fare.

“Meglio non toccarlo né scuoterlo, questo sì che potrebbe spaventarlo, e limitarsi a parlare con voce suadente senza cercare di farlo ragionare. Non importa ciò che si dice, è il tono che aiuta a rilassarsi. Altrettanto utile può essere la musica”.

È il caso di somministrare terapie farmacologiche?No – conclude – il fenomeno è destinato a risolversi da solo. Come per tante altre cose che riguardano i bambini, ci vuole solo un po’ di pazienza”.

Ovviamente.

Sere-Mammadalprimosguardo

14 commenti su “Pavor nocturnus: cos’è e come affrontarlo

  1. Ne ha sofferto anche Caterina, gli altri due no, e a parte le prime volte, ho trovato anche io il metodo del sussurro cantilenante, per fortuna funzionava! Ora per fortuna non succede più, se non qualche discorso da nottambulo, ma lo fanno tutti i miei figli.

    1. Sul parlare di notte sono esperta il fino qualche anno fa litigavo pure nei miei sogni ad alta voce adesso ho smesso. E anche Lavinia pare esserne uscita. Pare

  2. Ciao! non sarà solo sonnambula? anche a due dei miei bimbi capita ed è esattamente quello che descrivi tu. Alla clinica del sonno mi hanno detto che è sonnambulismo e che dovrebbe risolversi da solo con la crescita.

    1. In realtà avevo chiesto al pediatra e mi aveva parlato di pavor, perché il sonnambulismo aveva caratteristiche differenti. Boh

  3. Ciao, anche la mia bambina di quasi quattro anni ne soffre. Vengo da una storia simile alla tua, il mio compagno lavora spesso la notte e sono sola con due bambini da gestire. Le prime volte era una tragedia, mi spaventavo tantissimo. Ora invece so che deve fare il suo ciclo, le parlo con calma, cantiamo le canzoncine e poi lei si riaddormenta, lettino o lettone che sia.

  4. Un articolo davvero interessante! Almeno so che se dovesse succedermi in futuro con mia figlia, non devo spaventarmi!

  5. Ciao! Anche io da bambina ho sofferto di pavor. I miei genitori dicono che mi svegliavo nella notte e lanciavo “urla da gelare il sangue”. Piano piano, dormendo un poco nel lettone e un poco nel mio letto insieme a mamma è passato. Io ricordo anche che a volte mi svegliavo in un’altra stanza della casa e questa cosa mi spaventava tantissimo e poi andavo a svegliare i miei proprio perché impaurita. Purtroppo sono dei disturbi del sonno che si presentano in alcuni bambini perché legati allo sviluppo cerebrale, ma fortunatamente sono transitori. La cosa importante è comportarsi normalmente e non mostrarsi troppo preoccupati.

    1. Grazie della tua testimonianza, alla fine a quanto pare sono disturbi molto comuni, però è chiaro che per tutti si risolvono. Qui per ora passati, speriamo! Baci

  6. Non sapevo esistesse questa cosa.
    Il mio gnomo Jacopo ha sempre dormito molto bene la notte ma ha passato un periodo, e adesso un’altro, durante il quale si sveglia sempre alla stessa ora notturna e chiama sia me che suo papà…un po’ di coccole e il trasloco nel lettone e ritorna a dormire come un angioletto. Non so se possa essere l’avvisaglia di qualcosa del genere o semplicemente la necessità di coccole, certo è che leggendo la tua e le altre esperienze uno saprà affrontare la cosa nel modo migliore…o almeno ci proverà.

    Un besos

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