Se mi chiedete come sono andati i miei due parti, (a parte dovervi sgridare perché vuol dire che non avete letto i miei post precedenti), vi rispondo che sono andati esattamente al contrario di come mi aspettavo, ma questa di solito è la regola: mai farsi troppe idee, tanto tutto si stravolgerà.
Scherzi a parte, saprete che se con Lavinia ero terrorizzata e avrei voluto fare un cesareo e poi invece è stato più facile del previsto, con Ludo che mi immaginavo un parto più rapido e indolore, è stato invece sì più veloce, ma più doloroso.
In ogni caso ho partorito entrambe le volte nello stesso ospedale e nonostante alcuni momenti in cui avrei voluto essere ovunque ma non lì (più che altro nel travaglio di Ludo quando sono stata trattenuta un po’ di ore prima del previsto, memori del parto di Lavinia che era avvenuto molto rapidamente), devo dire che sono contenta della scelta fatta.
Non avrei potuto partorire da nessun altra parte.
Volevo restare vicino casa, ma non avrei potuto partorire a casa: troppo paurosa, troppo fifona. Avevo bisogno di sapere che sarebbe andato tutto bene e che in caso di necessità avrei avuto personale medico e sale operatorie e macchinari a disposizione. Forse il mio è un limite, anzi sicuramente la paura parla per me. La certezza che le cose vadano bene in certe occasioni, non si può avere, ma io mi sentivo tranquilla così.
Una tranquillità che invece alcune mie amiche hanno trovato tra le loro quattro mura domestiche, scegliendo di partorire in casa.
Quando Simona mi ha chiesto di raccontare la sua esperienza in casa, ho pensato: perché no? Magari cambio idea sui miei pregiudizi (di paura, ripeto). Alla fine anche io avevo sempre pensato che non avrei mai potuto andare in acqua in quel momento, e invece mi sono fatta parte del travaglio di Ludo in vasca. Quindi, mai giudicare e mai dire mai.
Io e Simona ci siamo conosciute durante la nostra prima gravidanza. Entrambe settembrine 2011 abbiamo passato la notte precedente al nostro rispettivo parto chattando. Lei dal letto, io dal bagno. I nostri bambini sono nati lo stesso giorno a distanza di poche ore, Lavinia a Borgomanero, Daniele a Genova. In ospedale.
Quando quindi mi ha raccontato di aver partorito il suo secondogenito in casa, ho pensato fosse impazzita.
Eppure il parto di Daniele era andato bene, nessun trauma da ospedale. Ma Simona sentiva questa necessità, questo desiderio e ha voluto provare.
Ecco quindi la sua storia che ha voluto raccontarci.
E’ il 23 gennaio e alle 7.50 sento la prima contrazione dolorosa.
Nel frattempo mio marito veste il mio primogenito e prima di andare a lavoro lo porta all’asilo. Io non voglio crederci e non dico niente. Vado avanti un’ora con le contrazioni ogni dieci minuti, poi mi decido ad avvisare papà e a sentire Alessandra, la mia ostetrica.
Quando Alessandra arriva mi dice che qualcosa si muove, ma occorre vedere con calma nelle prossime ore come si evolve la situazione. Nel frattempo resta con me e decidiamo di far tornare papà che arriva in poco tempo; meglio un viaggio a vuoto che perdersi la nascita di un figlio.
Alessandra avvisa anche Teresa, l’altra ostetrica, che in un’ora è a casa nostra.
A quel punto inizia una magia. All’inizio è stata proprio da ridere, mentre io avevo le contrazioni, papà, Alessandra e Teresa allestivano un banchetto (si sono mangiati di tutto alla faccia mia compresi i pop corn che hanno invaso casa con il loro profumo).
Non sapevo che ora fosse in casa tutto è diverso, ho tolto orologi e tutto quello che scandisse il tempo e cercavo di ascoltare solo te. Le contrazioni aumentavano e io iniziavo ad essere stanca… per un momento ho avuto un blocco, non credevo che ce l’avrei fatta davvero.
E proprio in quel momento,nel momento in cui ne avevo più bisogno, qualcuno di molto speciale mi ha datola forza di continuare: l’amica di sempre, la migliore amica da bambina, quella che perdi e ritrovi per strada mille volte, quella che non senti mai ma che c’è quando hai bisogno, mi ha scritto un messaggio, l’unico che mio marito mi ha letto, e che sblocca il mio stato d’animo ballerino.
Lei non poteva sapere che io fossi in travaglio, ma mi scrive che è con me e che sente che sto partorendo. Inutile dire che ho pianto con tutta la forza che avevo e da li è iniziato il vero percorso che mi ha portato a far nascere Alessandro.
Papà in accordo con Alessandra e Teresa inizia a riempire la piscina e io continuo a vagare tra la camera e la sala, con Alessandra e Teresa che mi massaggiano e mi fanno bere litri di te dolcissimo… da qualche parte le forze le dovevo pur prendere.
La piscina è pronta e io dopo un po’ decido di entrare, con sorpresa, ma nemmeno troppa. Papà entra con me, lui è proprio la mia forza…
Alessandra e Teresa spargono nella piscina petali di rosa in acqua (grazie alla mamma di Alessandra per averli portati) che si uniscono ai tre pesciolini giocattolo di Daniele che poco prima Teresa, senza sapere il significato di quei tre pesciolini, aveva messo in vasca.
Dopo un po’ di tempo che siamo dentro decidiamo di fare una visita e vedere come vanno le cose.
Credevo di essere a buon punto con la dilatazione e invece scopro di essere ancora a 5 cm.
Alessandra e Teresa mi suggeriscono di uscire dall’acqua per cambiare posizione e cercare di smuovere il più possibile.
Io vado in tilt, i dolori erano forti e vedevo tutto molto distante, iniziavo a essere stanca così me ne vado a dormire, come se volessi stoppare tutto.
Papà, Alessandra e Teresa mi lasciano riposare e dopo un po’ di tempo arrivano tutti e tre in camera. usando il polso duro: mio marito sa come prendermi e quando cambia il suo tono di voce capisco che è ora di darsi da fare.
Mi alzo e Alessandra e Teresa mi suggeriscono varie posizioni per farmi trovare quella migliore per me e per farti più strada possibile. Mi metto sulla palla ma le gambe non reggono, così optiamo per il wc… una delle posizioni che ho sempre pensato facesse per me…
Qui inizia la scena più divertente di tutto il travaglio, quella che ricordo con il sorriso… dopo poco che sono seduta vedo gli sguardi di Teresa e Alessandra cambiare e dopo poco anche quello di papà… la voce di Teresa che dice… “mmm se lo vuoi fare in acqua forse è meglio che ci diamo una mossa e andiamo di là “
Il sacco era visibile a tutti (papà compreso) e se si fosse rotto in quel momento…vi lascio immaginare dove sarebbe nato mio figlio!
Papà in perfetto stile baywatch corre in sala e si lancia in piscina mentre io, in un misto di lacrime e risate per la scena, con da una parte Teresa e dall’altra Alessandra, “corro” in sala ed entro in vasca.
Inizio a spingere abbracciata a papà, spingo e vocalizzo (o forse qui inizio proprio a urlare), ho bisogno di sentire che il bambino sta arrivando così metto una mano e sento il sacco che dopo poco si rompe.
Su consiglio delle ostetriche mi metto in piedi, per la gioia di papà che mi sorregge completamente, io mi abbandono abbracciata a lui e spingo con tutte le mie forze; ad un certo punto sento che sta davvero arrivando e, sempre tenendomi a papà e urlo: “Ale esce la testa!!!”
Spingo e la tua testa è fuori… e alla contrazione successiva… ecco il mio bambino in tutto il suo splendore.
Sono le 21.20 del 23 gennaio e mio figlio è nato in un ambiente magico, solo tra me e il papà nel calore dell’acqua e di casa nostra, accompagnato da due angeli… due persone speciali che non mi hanno lasciato sola un solo minuto e che hanno vissuto con noi in totale discrezione un momento così bello.
Come immaginavo cerca subito il seno e capisce subito come fare…
Stiamo abbracciati tra una ciucciata e l’altra sino alle 23, quando arriva il fratello che entra in casa urlando “Alessandro”! Ha gli occhi che brillano e da quel momento non lo ascerà nemmeno un minuto. Lo bacia di continuo e non smette di accarezzarlo… A quel punto arriva il pediatra.
Appena smette di pulsare, tagliamo il cordone e sistemiamo la placenta, che attende la primavera per essere piantata insieme a due alberelli (Daniele e Alessandro).
Da qui inizia la nostra vita a 4… come mi ha detto qualcuno una vita incasinata ma fantastica…
Sono felice di aver seguito un percorso naturale e di aver scelto insieme a mio marito di partorire in casa… è stata un esperienza magica…abbiamo seguito i nostri tempi e siamo stati rispettati completamente nelle nostre scelte… nonostante l’assistenza minuto per minuto, sempre discreta ed emozionante… Il parto in casa dona molta intimità e consapevolezza e crea un legame e un atmosfera speciale per chine fa parte…
Probabilmente il parto in casa non è per tutti, ma tutti dovrebbero poterlo provare… e io sono felice di averlo vissuto. Simona
Questa la storia di Simona. Coraggiosa? incosciente? Spesso quando si parla di parto in casa si tende a pensare che la mamma rischi di mettere in pericolo la sua vita e quella del bambino per un capriccio. Tornare al medioevo per una moda. In realtà come dice Simona il parto in casa non è per tutti: condizione fondamentale per poter partorire a casa propria, è che la gravidanza sia fisiologica e la futura mamma e il suo bambino godano di buona salute.
Questo significa che se c’è anche un solo dubbio da parte dell’ostetrica che segue la gravidanza, il parto verrà deviato in ospedale. Inoltre a nascita a domicilio è da escludere in caso di patologie materne come il diabete, la preeclampsia, cardiopatie a rischio di scompenso, epilessia, placenta previa, precedente parto cesareo o interventi chirurgici all’utero, gravidanza gemellare, precedenti di emorragia post partum.
Infine da sfatare la diceria secondo la quale sotto casa della partoriente ci sarebbe un’ambulanza pronta ad intervenire (con conseguenti costi sanitari): l’unica regola è la necessità che l’ospedale non disti più di 30 minuti da casa.
Voi cosa ne pensate?
Sere-mammadalprimosguardo
Bellissima storia..anche se il parto in casa continua a farmi paura..
La mia prima gravidanza è stata perfetta..eppure Letizia è nata con indice di Apgar 1,se non fossi stata in ospedale e se il pediatra e le ostetriche non fossero state rapide come invece per fortuna sono stati,Letizia avrebbe rischiato serie conseguenze..sempre se fosse sopravvissuta.Tutt’ora il pediatra ogni volta che la vede mi dice che “ci è andata bene”..
Seconda gravidanza invece più sofferta e parto perfetto..nulla va come lo si immagina!
Alla fine comunque noi mamme ce la facciamo sempre! Siamo una forza della natura 😉
Il fatto è proprio questo, possiamo anche faceva sempre, ma in che modo? E’ vero che se una cosa deve andare storta va storta ovunque, però a livello di tranquillità una struttura con dei medici, mi fa sentire più tranquilla. Poi è vero che ci sono stati casi terribili di malasanità in ospedale e questo non vuol dire niente, però…
Idealmente bella l’idea ma non lo farei. Le mie gravidanze sono state entrambe fisiologiche, stavano tutti e due ottimamente, negativo il tampone (richiesto per parto in acqua) beh, non sono riuscita neppure a fare il parto in acqua…tra l’arrivo in ospedale, con 4 cm di dilatazione e un Francesco extrasmall per cui avrei fatto in fretta, e il momento delle spinte il ragazzo è riuscito ad attorcigliarsi al collo il cordone…cesareo d’urgenza per sofferenza fetale. Fossi stata in casa? Non oso neppure pensarci. Con Gabriele stesso percorso ma cesareo ovviamente programmato. Niente, anche in questo caso cesareo anticipato nella notte perchè il suo cuoricino accelerava a dismisura, accertamenti successivi fortunatamente negativi.
Passa qualche tempo e parlo con un’amica, medico rianimatore ed anestesista al’ospedaletto di Alessandria, la quale mi dice che se dovesse partorire sceglierebbe un ospedale con terapia intensiva neonatale e io mi chiedo sarò mica stata un’irrensponsabile a scegliere l’ospedale di Asti?! Cancello immediatamente il pensiero e penso che sia solo deformazione professionale la sua…
Anche la mia ginecologa, che lavora anche lei ad Alessandria, mi ha sempre detto la stessa cosa…