La più grande paura di una mamma…la mia più grande paura.

Dal momento stesso in cui sono rimasta incinta sono stata assillata da mille dubbi: sarà sana? La gravidanza andrà bene? Crescerà nel modo giusto? Il terrore quando la sentivo muoversi poco. Il giorno del parto la paura del farla nascere. In tutti quei mesi però mi ripetevo sempre: solo quando nascerà sarò davvero tranquilla. Beata ignoranza.

L’illusione è durata solo un secondo perché quando diventi mamma ti rendi conto che con le ansie e le paure dovrai imparare a conviverci perché non dovrai più pensare solo per te stessa ma per tua figlia. Per sempre. E allora via con l’ansia del peso, la prima febbre, i vaccini, la paura che possa capitarle qualcosa da un momento all’altro. E poi verranno le prime uscite, il motorino, la macchina. Insomma un tunnel senza fine.

Ovviamente però non si può far crescere i bambini sotto una campana di vetro né tantomeno trasmettere loro le nostre ansie. È necessario che loro vivano.

Io ho sempre sperato che Lavinia diventasse presto una bambina autonoma. Non mi piaceva l’idea di averla attorno per ogni minima stupidata. Volevo che imparasse a sbrigarsela da sola.

Questo ovviamente fin tanto che la immaginavo.

Dal momento in cui è nata mi sono resa conto che forse non voglio nemmeno tanto che si liberi di me così facilmente….sono proprio una mamma italiana…certo è che continuo a pensare che l’autonomia sia importante. Il sapersi gestire. L’affrontare le sfide della vita sapendo di potercela fare da soli, contando ovviamente sull’appoggio di mamma e papà, sono cose che spero che Lavinia impari presto.

Le mie paranoie me le tengo per me.

Non voglio assolutamente che si carichi di ansie e di paure. Ha tutto il tempo per farlo. Per cui la lascio piuttosto libera di fare e scoprire il mondo, buttando un occhio, ma non intervenendo.

Però c’è una cosa che mi fa molta paura. È un pensiero che spesso ho e che in questi giorni, con le vicende di cronaca, si fa sentire più forte che mai. La paura che me la portino via.

Negli ultimi anni 11000 sono i bambini scomparsi. 11000. Un numero che spaventa. Spesso si tratta di faide familiari dove un genitore porta via il bambino all’altro. Per futili motivi si arriva a rapire il proprio figlio. E a rovinare la vita dell’altro. Atteggiamento che assolutamente non condivido perché usare i figli per farsi la guerra è una bassezza senza precedenti.

Soprattutto perché si nega la possibilità al proprio figlio di godere dell’altro genitore.

Ma tolti questi casi migliaia di altri bambini scompaiono nel nulla, presi da chissà chi. Ed è questo che mi terrorizza.

bambini scomparsi nel mondo

Questa paura è latente in me da sempre. Quando ero piccola io erano gli anni dei grandi sequestri da parte dell’ Anonima Sarda ed io ero convinta, non so perché, che potevo essere nel mirino. Non capivo che quei bambini erano figli di miliardari e io no. 🙂

Avevo paura. Paura che mi portassero via da mamma e che non mi liberassero mai. Forse ero esagerata. Però davvero ci pensavo.

Ora che sono grande e che sono mamma il sequestro a scopo di estorsione non mi fa più così paura, fortunatamente i casi non sono più così frequenti e poi ho capito come gira il mondo attorno al denaro, ma un altro tipo di rapimento mi fa vacillare. Il rapimento fine a se stesso.

Pochi giorni fa hanno ritrovato in un campo rom in Grecia una bambina bionda con gli occhi azzurri che non somigliava per niente ai genitori. Ai presunti genitori. Genitori che si sono rivelati non essere tali grazie ad un semplice test del DNA. La bambina deve essere stata probabilmente rubata ancora in fasce. Chissà a chi. E chissà perché, dato che la bambina non risulta nella lista di bambini scomparsi.

Il che significa che era probabilmente destinata al mercato delle adozioni illegali. Ma come Maria l’altra sera al tg un altro caso. In Irlanda stavolta. Stessa dinamica: campo rom, una bambina bionda senza documenti veri. Si presume che anche in questo caso sia andata come sopra.

bambina scomparsa in grecia

Quando ho sentito la storia di Maria sono sobbalzata sulla sedia. Questa estate io e Giacomo eravamo in un outlet della mia zona quando uscendo da un negozio abbiamo incrociato due donne che dall’aspetto, anzi dall’abbigliamento potevano essere due zingare. Una con un bambino per mano, l’altra con una bimba in braccio.

La cosa che saltava subito all’occhio era che la bambina con gli altri tre personaggi non c’entrava niente. Bionda, occhi azzurri, carnagione chiara. Io e Giacomo ci siamo guardati e abbiamo formulato lo stesso pensiero, l’ho capito da come Giacomo mi ha guardato. Abbiamo fatto cinque passi e ci siamo fermati. Abbiamo osservato nuovamente il gruppetto. Ci siamo scambiati un’opinione al volo. Probabilmente giusta. Ma abbiamo commesso un errore che non riesco a perdonarmi. Abbiamo tirato diritto.

Alla fine, ci siamo detti, se giravano così tranquille ed indisturbate in un centro commerciale era perché il nostro pensiero era prevenuto. Forse quella bambina aveva la nonna bionda o forse i bambini rom da piccoli sono biondi e poi si scuriscono. Così come da piccoli io e Giacomo eravamo biondi e poi i nostri capelli hanno cambiato colore, così come probabilmente capiterà a Lavinia. Sì, doveva essere senz’altro così. Ricordo però che nemmeno 5 minuti dopo, avevo ridetto a Giacomo che non ero convinta e una volta arrivati a Borgo eravamo andati con alcuni amici a bere un aperitivo e avevo raccontato l’accaduto. Anche lì pareri discordanti ma tutto poteva essere.

Quell’episodio però non l’ho dimenticato. E quando l’altra sera hanno parlato del caso di Maria mi si è gelato il sangue. Ecco. Avrei dovuto chiamare i carabinieri. Non so, forse mi avrebbero presa per matta. Ma avrei dovuto farlo. Perché la mia coscienza mi diceva di fare così. Il mio istinto mi diceva di avvisare qualcuno. E invece ho dato retta alla mia parte razionale che ha voluto concedere a quella famiglia il beneficio del dubbio. Dubbio che mi rimarrà per sempre date le notizie di questi ultimi giorni.

11000 minori scomparsi. Tolti i rapimenti da parte dei familiari probabilmente tra questi bambini ci sono anche bambini rubati. Anche rubati dai rom. Ora, non voglio entrare nella polemica del razzismo. Non voglio dare titoli né riceverne. Quello che vorrei è invitare chi leggerà questo post a riflettere e se riesco vorrei aiutare a non commettere il mio stesso errore. Perché se avessi incontrato quel gruppetto dopo le vicende di cui sopra avrei saputo cosa fare. Invece all’epoca non ne avevo idea. Avrei fatto una telefonata in più. Poi magari si sarebbe rivelata una sterile paranoia, una sterile intolleranza razziale come potrebbe dirmi qualcuno.

Ma almeno avrei fugato i miei dubbi.

E comunque quando si tratta di proteggere un bambino, non c’è distinzione di razza, colore o religione. Difenderei un bambino di qualunque etnia se lo vedessi minacciato da qualcuno di altrettanto indifferente colore. Come difenderei un cane se lo vedessi maltrattato.

Per cui non ditemi che sono razzista, anche se, e lo ammetto, davanti a certe categorie io ho paura. E se posso cambio strada, dopo aver assicurato a me Lavinia per quanto posso. Mi dispiace ma di storie se ne sentono troppe. E non posso permettermi di non essere prevenuta quando in gioco c’è la sicurezza del mio bene più grande. Forse se mi sentissi tutelata nel mio paese, potrei provare ad essere più tollerante, ma dato che si sa, anche se vengono arrestati, poi vengono liberati in men che non si dica, io non mi fido.

In questi anni di storie di bambini scomparsi ne abbiamo sentite tante. In Italia i due casi più famosi sono quelli di Angela Celentano e Denise Pipitone, sparite entrambe o da pochi metri dei genitori o a pochi metri da casa. E sembrano sparite nel nulla. In America la piccola Maddy tiene ancora alta l’attenzione su di sé a distanza di anni, dopo essere sparita da camera di un albergo dove si trovava in vacanza con i genitori. Le due gemelline svizzere, sparite per mano del papà morto suicida in Puglia e mai più ritrovate.

bambina scomparsa in italia bambina scomparsa in portogallo gemelline scomparse svizzera

Ma tanti altri ogni giorno spariscono. Vicende allucinanti. Che non possono non far pensare.

Bambini scomparsi per mano di gente che sembrava del tutto normale, il vicino silenzioso, la collega amichevole. Insospettabili che ti portano via il bene più caro. Alcune volte poi, i bambini vengono ritrovati anni dopo e dopo però essere stati per anni seviziati, torturati.

Bambini a cui viene strappata l’infanzia e che se anche tornano ad essere liberi, non saranno mai più gli stessi.

L’idea di non vedere più Lavinia e di non sapere dove stia credo sia davvero la mia paura più grande. Una madre non dovrebbe mai seppellire il proprio figlio ma credo che, e qui lo dico e qui lo nego, in qualche modo si trovi la forza per andare avanti. Ma se tuo figlio sparisce e tu non sai dov’è, come fai a darti pace?

Quello che mi chiedo io è come potrò insegnare a Lavinia a stare attenta. Non tutti sono cattivi, questo lo so. Non voglio coltivare il seme della sfiducia (potrebbe crescere piena di paure ed è l’ultima cosa che voglio) ma quello del dubbio sì: proteggerla non vuol dire insegnarle a fuggire di fronte a chiunque solo perché potrebbe essere un “cattivo”, ma insegnarle a distinguere, quello sì.

Tutto sta nel trovare il modo. Possibilmente quello giusto.

Sere-mammadalprimosguardo

6 commenti su “La più grande paura di una mamma…la mia più grande paura.

  1. Non saprei quale sia il modo giusto per dire ai propri figli di non fidarsi troppo degl’altri, solo parlando con loro, spiegando, confrontandosi, ascoltandoli nella libertà di poter esprimere le loro emozioni senza paura, si spera che queste brutalità non succedano più. E poi…siamo nelle mani di Dio e bisogna anche essere un pò fatalisti altrimenti non vivremmo più.

    1. Ciao sono veronica da firenze…ti ricordi? La compagna di stokke viola conosciuta per strada con neonata di poche settimane a seguito. Complimenti per il blog! Riesci a scrivere tantissimo e di argomenti molto diversi tra loro. ! Ma dove riesci a trorvare tutto questo tempo? Buon fine settimana bambole

  2. L’altro giorno una mia cara amica (Sere tu la conosci, Elisa) mi ha raccontato una storia che aveva dell’incredibile, che mi ha fatta riflettere. La protagonista è sua sorella, una “bambina” speciale, con la sindrome di Down. Dico bambina perchè in fondo è quello che è, anche se ha quasi 30 anni ormai. Lei lavora a scuola, la scuola di Borgo Ticino, dove siamo andate io e sua sorella, e alla luce di quello che è successo questo mi fa ancora più effetto. Un giorno della scorsa settimana è tornata a casa trafelata dicendo alla nonna che doveva fare una telefonata urgente. La nonna l’ha lasciata fare senza darle troppo peso, lei usa regolarmente il telefono e manda sms. Poco dopo è rientrata sua mamma dal lavoro e Camila – si chiama così – le ha spiegato che stavano arrivando i carabinieri, perchè lei li aveva chiamati per denunciare un fatto strano capitato vicino all’uscita delle scuole. Poco dopo in effetti i carabinieri sono arrivati e la mamma di Camilla ha cercato di scusarsi, spiegando che la ragazza probabilmente aveva frainteso qualcosa. I carabinieri invece l’hanno lasciata spiegare, perchè al telefono avevano già intuito che davvero c’era qualcosa che non andava. E Camilla ha raccontato: uscendo da scuola si era sentita “osservata” e aveva notato un uomo dall’aria strana con il cappuccio, e lì vicino un altro uomo su un furgone bianco. Bene, nonostante sua mamma pensasse davvero che ci fosse un malinteso i carabinieri le hanno spiegato che non c’era nessun malinteso, e che quel furgone bianco e quegli strani soggetti erano già stati segnalati nei pressi delle scuole di altri comuni vicini e i carabinieri li stavano cercando già da un po’. Il candore di Camilla nel raccontare la sua storia si può riassumere nella frase: “io mamma ho chiamato i carabinieri perchè non voglio che quegli uomini rubino i bambini”. Ecco, mi sembra che questo riassuma tutto. Non so se la storia abbia avuto un seguito. Però ho pensato che Camilla ha fatto la cosa giusta, cosa che probabilmente molti di noi “adulti” non avrebbero fatto. Perchè alla fine ci lasciamo sopraffare da una serie di “convenzioni” che ci sono state insegnate, invece di lasciarci guidare dall’istinto. I bambini invece, e le persone speciali come Camilla, per fortuna sono più puri in questo, e se ne fregano se una cosa sta male, non si fa o se qualcuno li guarda in modo strano quando la raccontano (genitori compresi). Io non sono mamma, ma penso che ai miei nipoti, per quel poco che posso, cercherò di insegnare a stare attenti alle persone, che purtroppo non sono tutte buone, e a fidarsi del proprio istinto, che è un grande alleato. Sempre.

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