Il lavoro nobilita l’uomo… e la donna!

In questi giorni ho letto moltissime polemiche circa il rientro in Tv di Michelle Hunziker, a 4 giorni dal parto. A dire il vero la bella presentatrice svizzera era sul bancone di Striscia fino ad un giorno prima che la sua secondogenita Sole venisse al mondo, e durante il suo travaglio, si è collegata con i colleghi in studio in un paio di occasioni nella puntata del giorno stesso in cui la bambina è nata. 3 giorni di pausa (quelli in cui ovviamente Michelle sarà stata in ospedale) e alla prima puntata della settimana successiva eccola tornare. Bellissima.

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Quasi involontariamente, però, è scoppiato un polverone dinanzi alla decisione della Hunziker di tornare così presto al lavoro: secondo i detrattori, infatti, pur sapendo che da un punto di vista fisico è noto che dopo un parto naturale senza particolari complicazioni il ritorno alla vita normale è pressoché immediato, Michelle, non godendosi la maternità, rischierebbe di veicolare messaggi sbagliati, di dare un cattivo esempio alle donne e di mettere in cattiva luce proprio quelle mamme che scelgono di fermarsi per la maternità, correndo il rischio di vanificare anni di battaglie civili per i diritti delle donne. Ci sono donne che faticano una vita per avere un lavoro dignitoso e giudicano negativamente una persona evidentemente privilegiata che può permettersi di fare certe scelte perché aiutata da baby-sitter e altri collaboratori. La showgirl ha dichiarato che la differenza, nel suo caso, si trova proprio nella sua professione. La Hunziker ha candidamente affermato che se avesse avuto una professione normale, da 8 ore al giorno tanto per intenderci, non sarebbe subito tornata al lavoro.

Photocall "Striscia la Notizia" stagione 2013/2014

Ora: siamo tutti d’accordo che il momento della nascita di un figlio è qualcosa di importante. Di intimo. La vita ti cambia, i ruoli cambiano, gli equilibri cambiano. C’è poi oltre al fattore emotivo anche il fattore fisico che ti stravolge. Un parto è comunque anche nel migliore dei casi un’esperienza “dura”. La soubrette dice di avere avuto un travaglio di 21 ore e l’indomani però durante il collegamento fatto dall’ospedale era in forma strepitosa. Alla facciaccia nostra.

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Quando Lavinia è nata io sono stata subito bene. Non ho avuto fastidi di alcun tipo, mi muovevo tranquillamente e nel giro di una settimana avevo riacquistato pieno controllo del mio corpo. Ma io come detto ho avuto un parto easy. E comunque non dovevo tornare in tv. Conosco ragazze che per le settimane successive si sono trascinate a fatica. Evidentemente nel caso della Hunziker un buon fisico ha aiutato il recupero nonostante il lungo travaglio.

Io poi per rientrare al lavoro ho aspettato un anno. Un anno intero. Prima ho usufruito dei 4 mesi di maternità obbligatoria (in Italia le lavoratrici dipendenti hanno diritto a 5 mesi di obbligatoria, da poter scaglionare assentandosi dal lavoro 2 mesi prima del parto e 3 dopo oppure 1 mese prima se la gravidanza e il lavoro lo permettono e 4 mesi dopo). Io stavo bene, ho un lavoro non a rischio, ero comodamente seduta alla mia scrivania quindi ho potuto scegliere di lavorare fino all’ultimo mese e di stare a casa 4 mesi dopo. Per quanto riguarda la busta paga, le lavoratrici hanno diritto per la maggior parte dei contratti all’80% della retribuzione, percentuale che può arrivare al 100%, come nel mio caso, se l’azienda copre la differenza. In altre parole, l’80% viene pagato dall’INPS, il 20% lo paga la ditta.

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Finiti questi 5 mesi di obbligatoria si passa, volendo, alla facoltativa. Lo stato riconosce 6 mesi di stipendio pagato al 30%. Una miseria, è vero. Però puoi scegliere se prendertela o meno. Trascorsi questi sei mesi hai diritto ancora ad una sorta di aspettativa fino al primo anno del bambino. A stipendio zero. Significa che, finché il bambino non ha un anno, puoi decidere di restare a casa e nessuno può licenziarti, ma nemmeno nessuno ti paga. Il posto è comunque tuo. Passato l’anno si potrebbe provare con un altro tipo di aspettativa ma questo esula dalla maternità. (NB. ci sono stati, tra cui la Svizzera dove per la maternità hai diritto solo a 4 mesi di astensione dal lavoro, per cui siamo comunque un paese all’avanguardia, da questo punto di vista).

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Come sapete l’intera maternità l’ho passata a Firenze: venivo spesso a casa dalla nonna, ma di base ero giù. Per permettere a Giacomo e a Lavinia di stare insieme. Per tenere vicina la famiglia nella fase più importante: l’incipit. Finiti anche i sei mesi di facoltativa, ho usato le ferie che avevo maturato e ho guadagnato un altro paio di mesi, tornando però in possesso di uno stipendio intero. Sono così arrivata all’anno esatto di Lavinia. Se non avessi avuto il problema distanza però probabilmente un anno a casa non l’avrei fatto. Sarei rientrata prima. Perché mi rendevo conto che più i mesi passavano più facevo fatica a pensare di staccarmi da lei. Ma la verità è che a solo una settimana dal mio rientro in azienda ero rinata.

Perché stare a casa con la mia bambina era bellissimo. Ma mi mancavano i miei spazi. Spazi che è giusto che ci siano. Si diventa mamme, i bambini hanno la priorità su tutto, ma si resta comunque persone, donne. E se come nel mio caso l’indipendenza è un ingrediente fondamentale della propria vita, quando sei “limitata” 24 ore su 24 dal bambino, rischi di vacillare. Io non ho problemi ad ammetterlo. Né che stando a casa stavo andando fuori di testa, né che sono felice di aver ricominciato a lavorare. E oltre che per me credo sia stato importante anche per Lavinia. I bambini devono crescere, devono imparare ad essere autonomi e quando c’è mamma sempre accanto a loro, questa parola non ha senso. Invece imparando a stare un po’ con la nonna, ma soprattutto all’asilo con altri bimbi e le maestre Lavinia ha fatto 100 passi in avanti.

Nel caso specifico della Hunziker, onestamente, non capisco l’accanimento. Stiamo parlando di una donna di 36 anni, non di una ragazzina, che decide a 4 giorni dal parto di rientrare al lavoro. Lavoro che non prevede ore massacranti di attività, né un allontanamento dalla figlia perdurato nel tempo. Siamo sinceri…per mezz’ora di programma, ruberà si e no 3 ore alla figlia. Ore che tra parentesi una neonata passa a dormire.
E in più grazie ai tiralatte di ultima generazione, la mamma può assentarsi tranquillamente sapendo che se la bambina deve fare la poppata, qualcun altro sarà in grado di non farla morire di fame. Io credo che le cose brutte siano altre. Non credo proprio che il messaggio che voleva passare fosse quello che tutte lo possono fare. Non credo sottointendesse: se lo faccio io voi che non lo fate siete delle pelandrone. Né che un datore di lavoro vedendo la Hunziker già in campo, possa pretendere che una donna normale possa fare altrettanto.
Credo sia questione piuttosto di possibilità e di scelta. Io credo che abbia deciso di rientrare solo perchè ha un lavoro che ama e che la diverte. Non è faticoso. Ha un compagno che in quell’orario può liberarsi dagli impegni di lavoro e badare alla pargoletta. Ha una figlia maggiore prossima alla maggior età che può aiutarla. Avrà senza dubbio una tata. Perché non avrebbe dovuto farlo?

Conosco tante mamme che lavorano in proprio e che quindi non hanno potuto sfruttare la maternità offerta dallo stato. Sono state a casa giusto il tempo di recuperare e dopo un mese, spesso anche meno, sono rientrate. A pieno regime. E non perché obbligate da qualcuno, ma per propria scelta personale, per il proprio lavoro, per la propria attività. E nessuno dice niente, anzi, sono donne ammirevoli. Perché una donna della tv che ha dalla sua la possibilità economica, l’aiuto e non per ultimo un lavoro che ama non dovrebbe farlo per qualche ora di distacco al giorno? E soprattutto, perché le altre donne sono tutte lì pronte a criticare?

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D’accordo, i primi tempi sono fondamentali, importanti, cruciali. Ma se lei se la sentiva a mio avviso ha fatto bene. Più che bene. Alla faccia di tutte le malelingue che parlano giusto per fare polemica. E non tiriamo in ballo i traumi che potrebbe subire Sole da questa situazione, perché Sole ha pochi giorni di vita. Che la mamma sia accanto a lei 24 ore su 24 o 21 su 24 non le cambia niente. Sole dorme. Io credo che lo shock principale sia quello della mamma che deve staccarsi dalla bambina e non viceversa. Per cui se una donna si sente in grado di rientrare, soprattutto quando ripeto, stiamo parlando di un lavoro che è più un divertimento che un lavoro forzato, perché non permetterle di farlo? Per fortuna c’è la libertà di azione. E quella di opinione.

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Sicuramente in Italia ci sono ancora persone che se fai un figlio ti discriminano. Sicuramente una delle prime domande che ti fanno ad un colloquio quando sei attorno alla trentina riguarda proprio questo e la tua sfera personale e, siamo d’accordo, che così non dovrebbe essere. E poi sì, ci sono anche datori di lavoro che se stai a casa te la fanno in qualche modo pagare. Ma onestamente non credo che Michelle abbia pensato a tutto questo rientrando a Striscia. Semplicemente ama quello che fa e ha voluto portare a termine il suo impegno. Solo questo. Io al suo posto avrei fatto lo stesso.

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2 commenti su “Il lavoro nobilita l’uomo… e la donna!

  1. Ciao io sono rientrata al lavoro che la mia piccina aveva tre mesi…lavorando per conto mio non avevo scelta! Fortunatamente la bimba era affidata a mia madre e perciò ero tranquilla (pensarla nelle mani di un estranea mi avrebbe dato più pensieri!). Comunque non penso che lei si sia accorta molto della mia assenza…a quell età dormono per la maggior parte del tempo! Non è stato un grande trauma…prima si rientra e meglio è perché si sente meno il distacco! Bacioni da firenze! Quando vuoi compagnia per un giro di shopping chiamaci!

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