Un ritardo, un test di gravidanza. Paura, ansia. Tre mesi di attesa e di incredulità.
Finisce il primo difficile trimestre e passi i rimanenti sei mesi a domandarti se i calci che senti sono normali. Se sono troppi, se sono troppo pochi.
Poi una notte ti si rompono le acque e il terrore si impossessa di te. E’ il momento di mettere al mondo tuo figlio. Ce la devi fare, ce la fanno tutte, ma non sai se puoi, non sai se riesci. Hai paura, tanta paura. Spingi più forte che puoi e lui nasce. Qualche secondo di silenzio che sembra un’eternità, poi lo senti finalmente piangere, chiedi se sta bene. Sta bene. Pensi: è fatta. Invece è solo l’inizio.
Il primo vaccino, la prima febbre, la prima caduta. Ogni volta è un’ansia, ogni volta un colpo al cuore.
Poi lo iscrivi all’asilo e anche se sei felice di ritagliarti qualche spazio tutto per te, speri sempre non arrivi nessuna brutta notizia nelle ore in cui non sei con lui. Nelle ore in cui sei lontana da lui.
Arriva il momento di mandarlo a scuola e le ore lontana da lui aumentano. I pericoli anche. Gli amici, le cattive compagnie, le uscite, i pomeriggi allo struscio, il motorino, i pirati della strada. Le pensi tutte. E cerchi di proteggerlo da tutto.
Fai del tuo meglio perché cresca autonomo, perché faccia esperienze, non vuoi che cresca ansioso sotto una campana di vetro, cerchi però allo stesso modo di insegnargli a stare attento, lo istruisci ai pericoli della vita, continuando a proteggerlo, per quanto in tuo potere.
Poi un giorno quello che sembra essere il colpo di fortuna, l’occasione di una vita per tuo figlio. Lui e altri 15 compagni sono i “fortunati” che la sorte ha designato. Una vacanza studio di una settimana, un progetto culturale, uno scambio in un altro paese. Non ci possono andare tutti, solo pochi “eletti”. Si procede all’estrazione, e tuo figlio è tra i fortunati. Una settimana sicuramente incredibile, tanto più per tuo figlio adolescente. Non puoi negargliela. Sai che devi lasciarlo andare, lo fai per lui, per il suo bene.
Il giorno della partenza lo stringerai forte, lo abbraccerai, lo saluterai come se fosse l’ultima volta che vi vedete. Partirà e si divertirà, riderà, assaporerà la libertà, la distanza da casa, la lontananza da casa, da te. Per la prima volta si sentirà grande.
Il giorno del rientro dimenticherà il documento e dovrà tornare indietro a recuperarlo. Sembrerà una corsa contro il tempo. Bisogna fare in fretta, il destino sembra volergli far perdere il rientro a casa, il rientro da te.
Invece, inspiegabilmente, ce la farà e con il documento alla mano salirà a bordo di quell’aereo che ha rischiato di perdere.
Quell’aereo che mezz’ora dopo il decollo si polverizzerà contro le Alpi francesi.
E a te, a km di distanza dal tuo bambino, non resterà che piangere, ripensando al vostro ultimo incredibile abbraccio e a tutte le volte che sei riuscita a proteggerlo, tranne questa volta. Perchè contro il destino, nulla si può, nessuno può.
Sere-mamma-dal-primo-sguardo, attonita.
In memoria degli studenti del liceo della città tedesca di Haltern, dei due neonati, delle loro famiglie e di tutte le vittime dell’incidente dell’ Airbus 320 4U2595 della Germanwings. .
Brividi!!!!
Hai sicuramente detto tutto ciò che abbiamo pensato noi mamme davanti a questa tragedia,senz’altro non c’erano solo loro su quel l’aereo ma il primo pensiero è stato per quelle mamme che non potranno più riabbracciare i loro “bimbi”!
Un bacio!!!
una tragedia Gaia, inaccettabile. Per tutti.
Sere volevo fari i mie complimenti per il modo in cui riesci ad esprimere pensieri e emozioni. In base all’argomento che tratti riesci sempre a fare ridere o a fare piangere….esattamente come in questo post, che condivido con gaia, fa venire i brividi!
Anch’io credo fortemente nel destino e spero e prego tutti i giorni che non si accanisca mai con le mie figlie…
A presto!
Grazie Ta, sono i pensieri che ogni mamma fa, io li concretizzo solamente. Un bacio
Pelle d’oca.
Sto piangendo perchè ho pensato a tutto quello che hai scritto…ho pensato a chi ha vissuto tutto questo…e non ha potuto fare niente, ho pensato a chi è rimasto a piangere chi non c’è più, a cercare un perchè a questa tragedia…e se è vera la causa di quello che è successo…io auguro a quel mostro di bruciare all’inferno…
Adesso mio figlio è piccolo, non fa un passo senza di me…ma crescerà ed io ho tanta tanta paura…
ti conosco grazie ad un’amica food blogger che mi ha consigliato di leggerti. ti conosco con questo post, che ho letto tutto d’un fiato e col mio secondogenito attaccato al seno. con le lacrime agli occhi. potentissimo! e non posso non sperare intensamente come non mai di non provarlo mai il dolore di quei genitori.
la mia amica aveva ragione. grazie delle lacrime, dell’emozione!
Sara
Sara, io ti ringrazio e ringrazio la tua amica. Anche se il post non è dei migliori per conoscersi! Tanti auguri per il tuo secondogenito, a presto spero
è vero che il post è molto triste, ma un post è bello quando sa dare emozione. E questo è molto bello!
E ogni tanto è giusto saper dar voce anche a questi sentimenti. E’ bello aver dato voce all’anima di quei genitori. Perché fa comunque bene riflettere su quanto la vita sia preziosa e fragile allo stesso tempo. La vita di un figlio poi…
Anch’io ho appena aperto un blog e spero di riuscire presto ad emozionare così.
Per ora strappo solo qualche sorriso, o almeno lo spero!
Ma questa maturità ancora non ce l’ho!
Comunque tornerò presto a trovarti su argomenti più leggeri, e se vorrai fare lo stesso ne saro’ felice!
Passerò senz’altro a leggerti Sara. Non ho letto tuoi post, ma almeno i commenti sono in un italiano corretto e piacevole! E non è da tutte! 😉 grazie ancora per i tuoi complimenti, un abbraccio!
Ahahah… Hai ragione: di questi tempi è già qualcosa!
A presto allora… un grosso abbraccio a te!