La mia paura di volare è oramai famosa, vi ho già raccontato in quest’altro post il mio stato durante il volo. Dato che però per raggiungere Formentera devo atterrare a Ibiza ( a meno di fare una crociera nel Mediterraneo), mi devo forzare e devo salire a bordo di quel bestione brutto e cattivo. Questa volta sono partita carica e convinta di farcela. Anzi, per un momento non vedevo l’ora di volare e di superare la mia paura. Prima di partire ho anche fatto un “giochino” con la mia amica Lu, per superare l’ansia. (Vedi emdr, giochino per modo di dire, è una cosa seria).
Ma io sono un caso patologico.
All’andata ancora ancora bene. Tolto il decollo, in cui smadonno e mi maledico per essere salita ancora su quel bestione con le ali, è andato quasi tutto bene. Ho fissato costantemente i due assistenti di volo, ovviamente simpatici come un dito in…va beh #chevelodicoafare…fuori c’era il sole, un tramonto bellissimo e quasi tutto il viaggio è andato bene. Fino a che, il comandante che forse era gobbo e voleva quindi vedere la fine della finale di Champions League (siamo partiti proprio nel giorno e nell’ora esatta della finale) ha pensato bene di scendere non dico in picchiata (perché sarei morta e ora non potrei raccontarvelo) ma quasi.
Normalmente venti minuti prima di atterrare a Ibiza l’aereo comincia a scendere di quota e in un attimo, delicatamente, senza accorgerti sei a terra. Ecco perché normalmente (e due) quando capisco che stiamo scendendo la mia ansia per magia passa. Stiamo arrivando e io divento la persona più tranquilla del mondo.
Stavolta il presunto gobbo è come se avesse tirato il freno a mano. È sceso velocemente e tutto ha cominciato a vibrare (che avesse sbagliato strada e se ne fosse reso conto all’ultimo?); fatto sta che un forte senso di nausea si è impossessato di me, l’aereo traballava e anche le persone dietro di me si lamentavano della discesa (quindi NON SONO PAZZA). Lavinia, per la prima volta sveglia durante tutto il viaggio ha accusato mal di orecchie. Giacomo, va beh #chevelodicoafare (e2), ghignava e per lui era tutto normale. Anche l’atterraggio con il leva… Perché ovviamente scendendo a quella velocità poi il gobbo ha piantato giù una bella inchiodata e via.
Tutti giù a veder perdere la Juve e inizio vacanza (io comunque, nonostante la sconfitta, ero al settimo cielo, per non essere precipitata).
Al ritorno ovviamente le cose non potevano andare diversamente. Già ero in ansia perché il volo aveva avuto un’ora e mezzo di ritardo, il che vuol dire attendere in aeroporto, non in spiaggia, in aeroporto. Poi ovviamente la causa del ritardo era UN PROBLEMA TECNICO dell’aereo, quindi immaginate il mio stato. Poi Lavinia che per addormentarsi, invece della favola mi chiedeva di leggerle tutte quelle figure sul quel volantino trovato in aereo…E perché l’aereo è così? E perché le persone hanno le mascherine? E perché….E perchè non dormiiiiiiiiiiiiiiiiiii???
Infine una volta decollati senza una nuvola, quando credevo che tutto sarebbe andato per il meglio, anzi, vedevo già casa all’orizzonte…Vado in bagno, torno e Giacomo mi dice: “guarda fuori“ (con il solito ghigno, che ora lui negherà ma se non fossi stata paralizzata dal terrore gli avrei fatto una foto per farvi capire con chi viaggio io ogni santissima volta); ma non avevamo detto che non c’era nemmeno una nuvola? Ecco: lampi, fulmini e saette.
Parte il primo vaffanculo a Giacomo. (Era necessario farmelo notare????)
Lui mi risponde: ma va sono lontani!
(ricordatelo per dopo, le ultime parole famose)
Poi il comandante pensa bene di uscire dalla cabina di pilotaggio per andare in bagno. E parte il mio secondo vaffanculo. Ma dico io hai avuto tutto il tempo a Ibiza per andare a fare la pipì, proprio ora ci devi andare? L’assistente di volo prende il suo posto e reduce dalla recente cronaca nera, non serve che vi dica i pensieri che faccio, anche perché in caso, 50 kg di donna, cosa possono davanti ad un omone di 90?).
Dopo cinque lunghissimi minuti (fai pure con comodo eh?), il comandante esce dal bagno e bussa al collega in cabina di pilotaggio. Tre volte. E io sono sempre più bianca. L’altro apre fortunatamente e io penso: vai che forse ce la facciamo.
(ricordatelo per dopo, le ultime parole famose, e 2)
Trenta secondi dopo si accende la spia delle cinture di sicurezza e il comandante redivivo invita ad allacciarle perché stiamo attraversando una turbolenza. E io ciao. Anzi ciaone.
Occhi sgranati, mano, anzi unghie conficcate nel braccio di Giacomo e nel seggiolino davanti (tanto che il passeggero davanti a me si sposta), e lacrima pronta ad uscire. Per fortuna Lavinia dorme. Passa la hostess, mi guarda e mi dice: tutto bene? (Almeno lei il ghigno non ce l’ha) E io: no sono terrorizzata. E lei: stia tranquilla nel volo precedente in Germania è stato molto peggio.
A posto.
Porterai mica sfiga?
Per fortuna mancano venti minuti a casa e anche stavolta scendiamo, male ma scendiamo. Almeno questo comandante non è frettoloso né brusco come quello dell’andata e ci fa atterrare bene. Sani e salvi, hip hip hurrà.
Ma io ho lasciato l’abbronzatura a Formentera. E l’anno prossimo ci voglio tornare in crociera. Punto.
Sere-mamma-dal-primo-sguardo, caso disperato.
Sono piegata in due con le lacrime!!!!
So che non è carino ridere a crepapelle ma sei fortissima!!!!
Se ti consola anche noi siamo scesi in picchiata al ritorno dalla Sicilia,io però volavo senza marito ma con figli che ridevano da morire mentre io pensavo alla cronaca nera!!!;-)
Super bacioooooo!!!
avrei potuto scriverlo io pari pari!!! terrore puro dell’aereo da sempre, e sono pure laureata in lingue!!! o.O Ogni volta che salgo mi dico che sarà l’ultima, la prossima volta valuto seriamente l’alternativa dello “stordimento coatto” 😉
La laurea in lingue mi sa che non fa testo dato che ce l’ho pure io