Come un gatto in tangenziale 2: un film che vi farà sorridere e riflettere

Esattamente undici anni, fa una trentenne piemontese, venuta sù negli anni 80/90 in un paesone tra il lago d’Orta e il Lago Maggiore, frequentando una scuola gestita da suore, simpatica e di compagnia, ma come tante sue conterranee “un po’ sulle sue“, cresciuta poi in una famiglia allargata, ma pur sempre divorziata, dove il concetto stretto di famiglia e di unione non era proprio un modello, conosceva per puro caso a Formentera, un bel quasi trentenne toscanaccio, nato e cresciuto a Firenze, in città quindi, con tutta la libertà e la confusione del caso, in una famiglia molto unita, abituata a passare tanto tempo insieme (e a vivere il concetto di famiglia in maniera molto inclusiva), che viveva la sua vita tra tra sonore risate, “c aspirate” e modi di dire a primo acchito incomprensibili, colorati e divertenti.

Una preziosetta che incontrava un festaiolo, questo potevamo sembrare.

Che poi io tutto ero tranne che snob o gatta morta, semplicemente stavo nel mio e avevo le mie convinzioni, e lui tutto era tranne che un libertino o un Don Giovanni da strapazzo.

Ma questo l’abbiamo capito solo conoscendoci, anche se le premesse non erano di certo le migliori: due che più diversi non potevano essere.

Dureranno come un gatto in tangenziale, avranno pensato tutti.

formentera periodo migliore

E invece un anno dopo il nostro primo incontro eravamo già genitori di Lavinia e a distanza di undici anni, con due meravigliose figlie e un cane, possiamo dire che, nonostante le grandi differenze che ci hanno sempre contraddistinto e che continuano ad infuocare le nostre discussioni (perché sì, anche noi litighiamo e lo facciamo anche spesso), alla fine è nelle cose che contano davvero che, senza indugi né dubbi, abbiamo sempre avuto lo stesso pensiero o comunque trovato il punto d’incontro.

Questo ha permesso di evitare, a quel povero gatto, la brutta fine che gli avevano invece predetto.

Io non credo tanto nella famiglia del Mulino Bianco, sarà per il mio trascorso personale, ma per quanto io stessa veda famiglie unite, felici, dove la prima cosa che noti è il grande amore che le unisce, sono anche consapevole che siano gemme preziose, casi straordinari, e che in fondo anche loro comunque avranno i loro momenti down, quelli in cui vorresti scappare, o urlare, oppure lo fai davvero.

Perché in fondo la perfezione non esiste, nemmeno nelle migliori famiglie.

Ma soprattutto non credo che per andare d’accordo sia obbligatorio né sufficiente essere uguali. Sono più per i poli opposti si attraggono e poi scoppiano se non hanno le basi in comune, ma che insieme, se trovano la giusta quadra, possono fare grandi cose.

Che alla fine è quello che conta: avere sfumature diverse, ma partire dallo stesso colore, per poter poi raggiungere un equilibrio ed affrontare tutto quello che la vita ti riserverà.

Qualche sera fa ho avuto la possibilità di tornare al cinema dopo tantissimo tempo e siamo stati a vedere l’anteprima di “Come un gatto in Tangenziale 2 – Ritorno a Coccia di Morto” un film di genere commedia, diretto da Riccardo Milani, con Paola Cortellesi e Antonio Albanese, distribuito da Vision Distribution, dove i due protagonisti, Monica e Giovanni, a prima vista sembrano proprio due colori opposti (anche solo per quelli che indossano durante tutto il film, Monica coloratissima ed eccessiva dalla testa ai piedi, Giovanni monocolore, a tratti monotono), ma che poi alla fine, hanno in comune la stessa prospettiva a lungo termine.

cinema the space

Già presenti nel primo “Come un gatto in tangenziale” sempre diretto da Milani nel 2017, tre anni dopo la fine della loro breve, anzi brevissima storia d’amore, (come si erano predetti sulla panchina di Piazza Cavour, “è durata poco, anzi pochissimo, proprio come un gatto in tangenziale”), Monica e Giovanni si ritrovano e raccontano una storia che può sembrare il più classico dei cliché: Nord versus Sud, intellettuale versus borgataro, ricco versus povero, narrato in modo frivolo e leggero, anche attraverso credenze antiche e popolari, come per esempio gli anticlericali che credono che le suore portino sfortuna (e io che andavo dalle suore ricordo bene i miei amici che quando ne vedevano una dicevano “suora tua” e io rispondevo che ero “immunizzata”).

famiglia al cinema

Ma traendo spunto da tutte le conseguenze lasciate dalla pandemia, che non viene mai apertamente menzionata ma solo lievemente accennata parlando della povertà che in molti dei sono trovati ad affrontare “in questo periodo così difficile”, si toccano temi di grande attualità.

A partire dalla violenza sulle donne, focus toccato durante tutto il film per scelta della Cortellesi, molto attiva in questo senso, il sessismo della Chiesa che fa’ lavorare le suore, ma non i preti (almeno fino all’arrivo di Monica che stravolge tutti, nel vero senso della parola), case occupate da persone che non hanno più nulla, una sinistra arricchita che non riesce più a ritrovare le sue vere origini e che viene messa in discussione da un un “prete operaio” interpretato dal bellissimo anzi pio, Luca Argentero (quando andrete al cinema capirete il perché :-D) che si sporca le mani per il bene della comunità, degrado tanto economico quanto culturale.

Ma si fanno anche tante, tantissime risate, grazie ai protagonisti in primis (la Cortellesi in questi panni è davvero bravissima!) ma anche ai personaggi minori che vengono ben mostrati nelle loro diversità, come l’ex marito di Monica che collabora con i criminali per aiutarla nonostante le divergenze (Claudio Amendola incredibile!) e l’ex moglie di Giovanni che sembra tanto snob quando in realtà sa ridere e divertirsi ed ammiccare in situazioni davvero lontane dalla sua comfort zone.

Insomma un film che a prima vista potrebbe essere solo leggero e che invece regala anche tanti spunti di riflessione e perché no, attimi di commozione.

Tanto che ad un certo punto, commossa, mi sono girata a guardare Giacomo e ho visto che anche lui aveva gli occhi ludici.

Insomma diversi sì, ma non troppo.

Ps: durante alcune scene del film la Cortellesi indossa una maglietta con scritto “Formentera non esiste”, l’ho trovata davvero una bella coincidenza, visto che noi sappiamo che Formentera c’è, esiste, e regala grandi storie d’amore come la nostra.

Così come esiste (e non lo sapevo) Coccia di Morto, la spiaggia più famosa del momento in Italia, complice il film, che si trova a Fiumicino, sul litorale laziale, nei pressi della foce del fiume Tevere, il cui nome sarebbe legato alle correnti presenti in questo particolare tratto di litorale laziale che oggi causano l’accumulo di rifiuti, ma che in passato potevano trasportare anche cadaveri, ossa e teschi, ecco perché il nome Coccia di Morto.

Se anche voi non vedete l’ora di tornare al cinema, sappiate che potete farlo in tutta sicurezza, e che questo film vi regalerà tante risate che sono mancate a tutti noi in questo periodo.

Dal 26 Agosto al cinema.

Sere-mammadalprimosguardo

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