Ieri è stata per me una giornata emozionante. Una di quelle che non si dimentica. Una giornata in cui il destino incastra tutto perfettamente. Quel destino che ho tatuato sulla mia pelle e in cui credo fermamente, quel destino che si mette a lavorare e lo fa nel modo giusto. Che più giusto non si può.
Normalmente io a Firenze ci vado di giovedì. E per giunta con Italo. Questa settimana invece per puro caso ho preso le Frecce, di venerdì sera. Sono uscita prima dall’ufficio proprio per poter prendere quel treno e non un altro.
Ero appena partita da Milano, quando alzando lo sguardo mi passa accanto una figura che conosco molto bene. Non perché io l’abbia mai incontrata prima ma perché quel volto io l’ho visto centinaia di volte in tv. E se non bastasse riconosco subito anche la voce. Quell’accento toscano a me così familiare e quel tono dolce di voce che così tante volte mi ha fatto commuovere. Piangere. Arrabbiare.
Lei è al telefono. Mi passa accanto e prosegue. Tempo di realizzare che sia davvero lei, torna indietro e i nostri sguardi si incrociano. Le sorrido, la saluto chiamandola per nome, mi sorride, vorrebbe fermarsi ma è a telefono, mi dice solo: sono seduta poco più avanti.
Mi risiedo prendo io il telefono e per fortuna ho il suo numero. Le mando un messaggio: sono io che ti ho sorriso un minuto fa. Sono Serena e volevo solo finalmente parlarti di persona.
Non passano neanche tre minuti che lei é a un metro da me.
Mi viene incontro sorridendo. Mi abbraccia come se ci conoscessimo da sempre. Si scusa quasi imbarazzata per non avermi riconosciuta ma come poteva non ci eravamo mai viste…. Lei e Guido avevano conosciuto Giacomo di persona alla Copyland. Io avevo sentito lei solo telefonicamente quando le avevo chiesto il permesso di pubblicare le sue foto per il post del mio blog. Ma nonostante viva a Firenze era sempre stato complicato organizzare per vedersi…invece oggi il destino ci ha messe sullo stesso treno e finalmente ho potuto abbracciare Caterina. E virtualmente la sua, la nostra Sofia.
Sono rimasta affascinata da lei, lo devo ammettere. A parte che è ancora più bella dal vivo, la tv non le rende giustizia. Ma poi quando parla ha una serenità da far invidia a chiunque. La guardi e la ascolti mentre parla di Sofia, della malattia, del sistema. E ti chiedi dove possa trovare la forza di sorridere. Di scherzare. Di sognare. Avevo già percepito questa sua armonia leggendo il libro che lei e Guido ci avevano regalato.
Ma parlarle guardandola negli occhi ha tutto un altro sapore. Dolceamaro. Da pelle d’oca. Perché Caterina è una donna che non si abbatte. Una donna che ha fede. Una donna che ti racconta aneddoti della malattia con un sorriso che ti conquista. Con due occhi che ti entrano dentro e che non riesci a smettere di fissare.
Eravamo come due vecchie compagne di liceo che si rincontrano per caso dopo anni su un treno (anche se lei é più giovane di me e so che ci tiene a sottolinearlo :-D) e che si ritrovano a raccontarsi di come la vita sia cambiata. Due amiche che parlano delle loro figlie. Solo che una è lì sotto i loro occhi così sfacciatamente sana, a reclamare attenzioni tipiche della sua età. L’altra è a casa con il babbo a reclamare solo il suo diritto alla vita…
Io e Caterina abbiamo chiacchierato per un’ora.
Abbiamo parlato di Sofia, delle staminali, della loro vita di tutti i giorni. Del suo lavoro. Dei progetti. Del suo sentirsi sola contro un sistema che rema contro la vita della figlia. Della paura che l’unica cosa che è dalla sua parte, e cioè l’opinione pubblica, possa abbandonarla. Caterina ha parole dolci e materne anche per gli altri bambini, che stanno male e che sono tutti un po’ virtualmente suoi.
Poi Caterina guarda Lavinia, mentre gioca con l’ipad, mi dice che è una forza, le fa una carezza delicata, mi chiede di lei, della mia “gestione”. E mentre le racconto delle notti spesso disturbate ridiamo insieme di quanto siamo stanche per “colpa” delle nostre figlie. Di come ci farebbe bene andare alle terme. Ma dentro di me mi vergogno. Mi vergogno di dire ad una donna come Caterina che Lavinia spesso si sveglia e mi rovina il sonno. Mi vergogno di lamentarmi davanti ad una madre che ha più diritto di me di essere stanca. E che lo dice sorridendo e con gli occhi che le brillano.
Nell’ora che siamo state insieme non l’ho sentita una sola volta lamentarsi di qualcosa.
Ha proprietà di linguaggio, riesce a raccontarti con una punta di ironia della motivazione del suo viaggio a Milano, di come la sua presenza di tv sia spesso scomoda ma a anche così calorosa. Dei suoi capelli appena fatti e di quel trucco abbozzato che la rende comunque bellissima. E della fatica di camminare sui tacchi, lei che non è abituata. Parla del marito con un tono dolce, si capisce che sono affiatati, che si dividono il “peso”. Ma io lo so che Caterina lo vive in maniera diversa. Lei è la mamma. Lei ha messo al mondo Sofia.
Ci salutiamo con la promessa di sentirci più spesso. Scendiamo dal treno e inaspettatamente i nostri due uomini sono lì al binario insieme che chiacchierano. Ci salutiamo. Si prendono teneramente per mano. Sei mesi dopo la promessa di quel famoso caffè ci ritroviamo tutti e 4 a sorridere come quattro vecchi amici pensando alla coincidenza.
Coincidenza che mi ha davvero cambiato la giornata. Che mi ha riaperto la ferita. Che non si era chiusa ma solo apparentemente rimarginata.
Ieri avrebbe potuto essere la giornata giusta per vincere il famoso Super Enalotto. Ma sono già stata tanto fortunata così.
Sere-mamma-dal-primo-sguardo
Una grande Donna, una forza della natura unita ad una dolcezza disarmante. Caterina siamo con te e con Sofia!! Serena, come sempre, arrivi qui <3
<3