Quando aspettavo Lavinia mi ero informata per poter conservare il suo cordone ombelicale. Avevamo ascoltato un po’ di opinioni e poi avevamo deciso di donarlo subito dopo il parto. Peccato che solo un paio di minuti dopo la nascita della bambina e dopo il taglio del cordone, mi dissero che era troppo corto per poterlo donare. Addio regalo a bambini meno fortunati.
Il cordone ombelicale è sempre più “prezioso” grazie alle nuove applicazioni sperimentali di Cellule Staminali Mesenchimali del tessuto cordonale nella cura di SLA, Sclerosi Multipla, Autismo e Paralisi Cerebrale. Cosa sono le cellule staminali? Le cellule staminali sono le cellule progenitrici di tutti gli organi e dei tessuti degli esseri viventi. Sono cellule indifferenziate che non hanno ancora assunto una specifica tipologia e funzione, ma che, in determinate condizioni, possono specializzarsi e svilupparsi in cellule di tessuti e organi diversi. Le cellule staminali più conosciute dal grande pubblico sono le cellule staminali cordonali. Le cellule staminali estratte dal sangue cordonale, sono cellule staminali emopoietiche capaci di rigenerare il sistema sanguigno malato, e vengono applicate nella cura di malattie del sangue e del sistema immunitario come leucemie, linfomi, talassemie, anemie. La ricerca scientifica sulle applicazioni di cellule staminali nelle terapie e la conoscenza delle loro potenzialità cresce ogni anno diventando sempre più ampia.Le cellule staminali, da circa 30 anni, sono protagoniste di una nuova “rivoluzione scientifica” e senza dubbio possono essere considerate una delle scoperte più importanti della medicina moderna.
Anche questa volta qualche giorno prima del parto ho chiesto di poter firmare tutte le carte per poter donare il cordone di Ludovica. Ho passato l’intera gravidanza a chiedere alla mia gine come fosse il cordone, preoccupata dalla possibilità che anche stavolta non riuscissi a donarlo. Per settimane mi sono sentita dire che avevo un bellissimo cordone, con ottimi flussi e anche bello lungo. Ottimo, penso, non potranno dirmi che è corto. Nasce Ludovica e quel cordone non può essere donato perché troppo sottile e oltretutto ho un collasso della placenta.
Sono su scherzi a parte?
Se avevo dei dubbi dopo il parto di Lavinia, adesso sono quasi convinta che in alcuni ospedali non abbiano proprio tutta questa volontà di espletare le procedure per la donazione. Ma perché?
Il prelievo delle cellule staminali avviene in maniera semplice e veloce e permette di conservarle per una eventuale terapia nell’arco della vita del bambino e della sua famiglia. I genitori in attesa di un figlio hanno la possibilità di conservare questo materiale prezioso donandolo in una banca pubblica oppure conservandolo presso una banca privata. Eppure, in Italia solo circa il 5% delle mamme che ogni anno danno alla luce un figlio, protegge questo patrimonio prezioso. O riesce a proteggerlo, come nel mio non caso. Il Prof Francesco Zinno, immunologo ed ematologo del Università di Tor Vergata, recentemente ha scritto in una sua pubblicazione: “In Italia oltre il 95% dei cordoni vengono gettati come rifiuto speciale, sprecando letteralmente un preziosissimo materiale biologico dalle enormi potenzialità terapeutiche. E’ come gettare nel contenitore dei rifiuti ospedalieri un qualunque organo potenzialmente utilizzabile per un trapianto.”
Alla luce di questi dati io mi chiedo possibile che due volte su due io non sia riuscita? Pur avendo avuto entrambe le volte gravidanze da manuale, pur avendo sempre raggiunto la soglia delle 39 settimane, pur avendo partorito bambine di 3 kg e rotti, entrambe le volte il cordone non era sufficiente. Magari mi sbaglio, ma mi pare così strano che non andassero bene entrambe le volte e mi sembra più plausibile l’ipotesi che alcune strutture non vogliano perdere troppo tempo dietro a questa pratica. E io non capisco perché dato che ci sono almeno 10 buoni motivi per non buttarlo:
1) Le cellule staminali cordonali possono curare, con terapie Standard, circa 80 malattie del sangue e del sistema immunitario.
2) Sono in fase di sperimentazione applicazioni per la cura di malattie neurologiche come: Paralisi Cerebrale, Autismo, SLA, Sclerosi Multipla, Diabete Tipo 1.
3) In caso di applicazione clinica le cellule staminali richiedono solo la compatibilità parziale 3/6 parametri HLA compatibili tra donatore e ricevente (altri trapianti 10/10 parametri HLA compatibili).
4) In caso di applicazione clinica il rischio di rigetto (malattia GVHD) è più basso.
5) Le cellule staminali sono già preservate, quindi sono disponibili immediatamente per un trapianto.
6) Sono noti i parametri in termini di qualità (numero di cellule TNC, Vitalità, Sterilità) e quindi il campione è idoneo all’utilizzo clinico.
7) Le cellule staminali cordonali sono dotate di ottima vitalità e sono “incontaminate”; infatti durante la vita fetale sono protette dall’utero materno dai diversi virus, batteri e dall’inquinamento.
8) Conservato in una banca privata il campione può essere utilizzato anche per le terapie sperimentali e potrà essere utilizzato tra i familiari più stretti (verificata la compatibilità): fratelli e genitori. Infatti 1/3 di tutti i trapianti viene eseguito tra i familiari.
9) Conservato in una banca privata può essere mantenuto anche per decenni in quanto al di sotto della temperatura TGT cioè -135°C non avviene nessun processo né biologico né fisico.
10) Non presentano alcun problema ETICO, in quanto è materiale di scarto biologico ospedaliero.
Solo nel nostro Paese ogni anno si ammalano di leucemia circa 5 bambini ogni 100 mila abitanti, e i linfomi rappresentano il 15% di tutti i tumori nei bambini di età compresa tra 0 e 14 anni. Questi piccoli pazienti potrebbero guarire grazie alla lungimiranza dei propri genitori o alla generosità di altri. Il primo trapianto di cellule staminali emopoietiche cordonali è stato eseguito nel 1988 e fino d’oggi oltre 35mila persone sono state curate con le cellule staminali cordonali. Il numero cosi elevato dei pazienti trattati e l’alta percentuale di esiti positivi confermano la loro grande utilità terapeutica.
Il Gruppo FamiCord, banca del cordone ombelicale, in collaborazione con diversi centri di Ricerca Clinica, ha avviato una sperimentazione che prevede l’utilizzo di cellule staminali mesenchimali della Gelatina di Wharton del cordone ombelicale per la cura di malattie neurologiche (SLA, Sclerosi Multipla, Autismo e Paralisi Cerebrale). La terapie sperimentali sono state autorizzate dal Ministero della Salute e dal Comitato Bioetico sia in Spagna e sia in Polonia, dove è stata ottenuta l’autorizzazione per la preparazione di cellule staminali secondo standard ATMP (Advanced Therapy Medicinal Product) da parte del laboratorio di Ingegneria Cellulare del Gruppo Famicord (come prevedono le prescrizioni della Agenzia Europea dei Medicinali – EMA). I risultati ottenuti sono molto incoraggianti ed esiste una reale speranza per le persone malate di poter migliorare la loro qualità di vita. Come afferma il Presidente del Gruppo FamiCord – Jakub Baran “Il Gruppo FamiCord punta sulla massima qualità del servizio, sulle tecnologie all’avanguardia e sulla ricerca scientifica. Crediamo che il futuro della medicina siano le cellule staminali e siamo pronti a cogliere le sfide della medicina 2.0. Tutto il nostro lavoro è stato possibile grazie a oltre 100mila famiglie che ci hanno affidato le cellule staminali cordonali dei loro figli e grazie alla loro fiducia nella scienza e nella ricerca medica. Abbiamo investito i fondi propri per dare una chance in più ai pazienti in cui la terapia standard non è riuscita a dare i risultati sperati.”
E voi, siete riusciti a donare/conservare il cordone di vostro figlio?
Sere-Mammadalprimosguardo
Nemmeno io sono riuscita a conservarlo sebbene avessi compilato tutti i questionari e firmato i dovuti incartamenti. Motivo? Ho partorito venerdi notte e nel weekend non c’era nessuno disponibile a prelevare il cordone. Ricordo ancora le parole del medico: “Ci capita la fortuna di avere una mamma che da` il consenso alla donazione e partorisce nel weekend!”
Ecco come se fosse colpa tua, perfetto!!!
io ho donato il cordone… sinceramente avrei voluto conservarlo privatamente ma il costo era veramente elevato..allora ho donato ;unica cosa che il tutto il padre non ha potuto tagliare il cordone perchè hanno fatto subito quello che dovevano .ma sono felice di averlo potuto fare ;..ospedale di gallarate
Prima gravidanza niente, tampone positivo ( nel 2013 era ancora motivo per non poterlo donare) settembre 2015 con Maura donazione fatta ma comunicato che le cellule non erano sufficienti per essere utilizzate X la donazione… Entrambe le gravidanze perfette e con bimbe di 4kg….
A mio avviso deve cambiare la
Mentalità degli operatori…..
Anche secondo me