E’ di questi giorni la notizia della partenza della sperimentazione di un vaccino che speriamo presto possa liberarci o almeno proteggerci dal Covid-19, più comunemente conosciuto come Coronavirus.
Già perché a quanto pare, per il momento, solo un vaccino potrà ridarci la piena libertà.
Anche se il lockdown imposto da Conte sta per scadere, non significa che il 4 Maggio saremo tutti sani e salvi.
Anzi.
Ricominciando a circolare dapprima sicuramente in maniera cauta, ma a poco a poco nella completa libertà, è chiaro che ognuno di noi ricomincerà con le proprie abitudini e il rischio che si verifichi una seconda ondata di Covid-19, è alto.

E’ pur vero che non possiamo pensare di non uscire più di casa o di diventare prigionieri della nostra vita: dobbiamo ricominciare a uscire, cercando di mantenere alta l’attenzione della sicurezza, almeno fino a che un vaccino, efficace ed adeguato, in grado di stimolare nei soggetti a rischio e anche negli altri gli anticorpi contro il virus, sarà disponibile.
La sperimentazione è partita, sono diverse le strade che in questi giorni vengono percorse, diverse le piste che vengono seguite e in un’ottantina di casi sono già stati avviati i test di laboratorio. Pochissimi però sono già giunti alla fase della sperimentazione sull’uomo e comunque, per capire se questi test portino al risultato sperato o meno, occorre tempo.
L’obiettivo è puramente quello di verificare che il vaccino non mostri effetti collaterali di rilievo, ponendo le basi per ampliare i test . Se tutto andasse liscio si tratterebbe di un record assoluto: 3-4 mesi per lo sviluppo e l’applicazione di un nuovo vaccino.
Se pensiamo che normalmente occorrono anni per sviluppare e sperimentare correttamente un vaccino (nel caso della Sars il vaccino fu sviluppato in 20 mesi) e che in questo caso si sta parlando solo di pochi mesi, è chiaro che la situazione è un po’ complicata.

Considerando poi che dopo Sars e Mer era prevedibile che sarebbe arrivato un nuovo coronavirus e che anche dopo il Covid-19 ne potrebbero arrivare altri, è importante cercare di arrivare ad un vaccino contro il coronavirus universale, in modo da potersi modulare/utilizzare in base alle diverse emergenze che potrebbero arrivare.
Per questo grandi speranze vengono riposte nella biologia sintetica per assemblare virtualmente potenziali vaccini in maniera più rapida e capace di rispondere alle mutazioni virali.
Quali effetti collaterali potrebbero esserci? E’ difficile dirlo adesso.
Ma sicuramente, nonostante i no vai siano già pronti a dire no “Meglio comunque non farlo: coi virus è inutile, il rischio di effetti collaterali è del 99% e, poi, perché inocularsi chissà cosa (magari metalli pesanti?) per quella che in fin dei conti è giusto una polmonite?”, scrive Fanpage che ha passato in rassegna i gruppi No Vax campani sui social, in questo momento non abbiamo altre soluzioni.
E io a casa per sempre non ci voglio restare.
Occorre quindi aspettare di sapere gli esiti della sperimentazione.
Il primo (forse) vaccinato (in via sperimentale) contro il Coronavirus si chiama Edward O’Neill, ed è un giovane ricercatore australiano che lavora nel campo oncologico all’università di Oxford, e che ha accettato di far parte di quella schiera di 45/50 persone alle quali verrà sottoposto il vaccino chiamato Chadox1 nCoV-19, messo a punto dal team del «Jenner Institute» proprio dell’università di Oxford.
In base a come il suo corpo (e quello degli altri volontari) reagirà si capirà la sicurezza dell’antidoto e la sua capacità di generare buone risposte immunitarie contro il virus.
A quanto si apprende il Chadox1 nCoV-19 è stato formulato partendo da una versione indebolita di un virus del raffreddore comune che provoca infezioni negli scimpanzé, ed è stato geneticamente modificato inserendo un frammento di dna che è quello che consente al Covid-19 di essere così letale.
Ma sapete come funziona la sperimentazione di un farmaco in generale e quindi anche di questo vaccino?
Edward (così come gli altri partecipanti a questo studio) non sa se nel suo corpo sia stato effettivamente iniettato il vaccino Chadox1 nCoV-19 o un altro virus. Lo scoprirà solo alla fine della sperimentazione.
Quello che lui ( e tutti gli altri) deve fare è prendere nota di tutto quello che avverte su un diario virtuale, per registrare eventuali sintomi per i prossimi sette giorni o se ci saranno complicazioni per le prossime tre settimane, in modo da avere ogni traccia di tutto.
Ho dato la mia disponibilità perché sono australiano, mi sento fortunato perché da noi il virus non è stato così letale come in Italia, mi sento in dovere di aiutare gli altri. Paura degli effetti collaterali? Ho più paura del coronovirus che dei possibili effetti collaterali del vaccino. È una malattia terribile. Qualunque cosa dovesse servire per aiutare il team di ricerca la farò».
Queste le parole del giovane ricercatore che potrebbe aiutare tutti noi, cheta rilasciato in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Grazie, quindi, Edward.
E grazie anche ad Elisa Granato, 32 anni, la prima italiana a testare il vaccino, una giovane ricercatrice di zoologia e microbiologia dell’università di Oxford, cresciuta in Germania dove si è laureata, e che anche lei, come Edward ha accettato di entrare a far parte della storia.
Nel weekend appena passato infatti è stata la seconda a sottoporsi alla prima fase di sperimentazione umana del vaccino messo a punto in Inghilterra, e la sua prima iniezione è stata trasmessa in diretta tv dalla Bbc.

“Sono una scienziata e volevo dare il mio sostegno a un progetto scientifico. Personalmente nutro un certo grado di fiducia su questo vaccino”, ha dichiarato alla Bbc.
Da segnalare che in poche ore si è anche diffusa in rete la notizia del suo decesso, cosa assolutamente non vera.
Ma si sa le fake news circolano sempre. Anche nei momenti meno opportuni.
Sere-mammadalprimosguardo
(fonti: ilSole24Ore.it, ilTempo.it, Corriere.it)