Quante volte ci siamo sentiti dire da piccoli dai nostri genitori questa frase: dopo mangiato devi aspettare almeno tre ore prima di poter fare il bagno. Tre ore che parevano un’assurdità. Un castigo infinito. Cioè, se mangio alle 13 e aspetto fino alle 16 che poi è l’ora della merenda e magari del bombolone caldo, quando lo faccio sto benedetto bagno?
Crescendo poi le tre ore sono diventate poco a poco due, poi giusto un “puccio” per rinfrescarmi, poi un “ma se lo faccio subito dopo pranzo non interrompo nessuna digestione quindi posso“.
Teorie su teorie.
Adesso che sono mamma anche io mi pongo il problema delle ore di attesa. Ludovica è piccola, quindi dopo pranzo dorme e le due orette post pranzo, prima del bagnetto, le occupa dormendo. Per lei nessun problema. Lavinia invece, salvo rari casi, non dorme più, quindi è dura arrivare all’orario X convincendola che si fa aspettare per il suo bene.
Inoltre quando le nego l’accesso in acqua vorrei darle una motivazione più corretta possibile e non un “perché fa male”.
L’altro giorno eravamo in spiaggia con alcuni amici e mi sono accorta che la spiegazione che davo io non era la stessa che dava l’altra mamma, o meglio, il concetto finale era lo stesso, se fai il bagno durante la digestione rischi la congestione, ma la modalità, le cause che portano alla congestione sono diverse: io consentivo a Lavinia, trascorse due ore, di immergersi per un puccio, (un’ entrata al volo) giusto per rinfrescarsi in acqua non fredda (mentre divieto assoluto per gare di nuoto perché il movimento faticoso rischia di affaticare in un momento delicato quale la digestione).
La mia amica invece vietava ai figli di entrare prima che fossero trascorse tre ore perché è proprio lo sbalzo di temperatura quindi l’immersione nell’acqua a creare problemi, non importa se per brevi immersioni o più prolungate.
Chi ha ragione? Tutte e due o nessuna delle due?
Ben sapendo che anche a chiedere al pediatra, ogni pediatra ha la sua teoria e il suo punto di vista, ho cercato di capire anche quale fosse il pensiero generale.
Da questo articolo de la Stampa è emerso che “non esistono evidenze scientifiche o linee guida che stabiliscono che si debba attendere del tempo prima di fare il bagno dopo aver mangiato”.
Tuttavia è sempre necessario adottare il sano principio del “buon senso” nei confronti di questa tradizione che si tramanda ormai da generazioni, specialmente se si è mangiato a volontà” chiarisce Francesco Cupella, responsabile dell’Unità Operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva della Fondazione Maugeri di Pavia, e dicono tutti gli esperti.
Come a dire: si tratta di una credenza popolare che però nessuno, per una ragione o per un’altra, ha smentito.
Che esporsi al freddo durante la digestione potrebbe causare una congestione, è un dato di fatto (questo non riguarda solo i tuffi in acqua ma anche l’assunzione di bibite ghiacciate o l’entrare uscire da locali con aria condizionata).
Ma se è vero anche che dati scientifici ce ne sono pochi e che l’usanza di aspettare tre ore prima di fare il bagno, sembra essere una tradizione molto nostrana e poco globale (curioso che gli anglosassoni aspettino solo mezzora, contro le nostre due/tre ore, dato che la digestione è uguale a tutte le latitudini), viene comunque da pensare che se una abitudine è così diffusa e radicata, nonostante le molte differenze, una base concreta debba pur esservi.

Ma per quale motivo il bagno post pranzo dovrebbe essere rimandato?
Una delle ragioni che fa ritardare il bagno post pranzo è il dirottamento dell’afflusso sanguigno verso l’intestino in digestione, a discapito del muscolo impegnato nel nuoto, con conseguente affaticamento e crampi (quello che credevo io).
In realtà il nostro corpo è perfettamente in grado di lavorare in simultanea facendo fronte alle due necessità contemporaneamente. È chiaro però che a seconda del tipo di attività fisica, le cose cambiano, quindi subito dopo un pasto abbondante non è il caso per un bimbo di di fare una gara di nuoto con il fratellino a chi arriva primo alla boa, ma giocare sulla battigia e nuoticchiare non avrebbe realmente controindicazioni.
Poi c’è la questione blocco intestinale legato al cambiamento repentino di temperatura entrando in acqua, con conseguente shock termico che porta alla perdita di coscienza (quello che frena la mia amica).
Anche in questo caso, non è tanto il tempo trascorso dal pasto a creare problemi, quanto piuttosto il tipo di pasto consumato, la temperatura dell’acqua rispetto a quella esterna e la rapidità d’immersione che contano.
Ovviamente più il pasto è leggero, meno tempo occorre per digerirlo. Più il pasto è pesante, più tempo ci vuole.
Quindi dato che i bambini al mare sono sempre smaniosi di entrare in acqua meglio evitare piatti troppo ricchi e conditi (la pasta al ragù, la parmigiana di melanzane, panini molto farciti) e preferire invece piccole porzioni di piatti leggeri (un’insalata mista, un pezzetto di focaccia, una pasta al pomodoro crudo, un piccolo filetto di pesce alla griglia).
Come facciamo noi con Lavinia? Con il buon senso: già di suo non è una mangiona, quindi non abbiamo particolari difficoltà, poi lei consuma un pasto leggero, in modo da non appesantirsi troppo e quando va in acqua la facciamo andare per gradi, per cui può giocare un po’ sul bagnasciuga ma senza immergersi totalmente. Trascorse le due orette (a seconda di cosa ha mangiato) può tranquillamente fare il bagno. Questo sperando di fare la cosa giusta, cercando di seguire una credenza che ha sicuramente un fondo di verità anche se non dichiaratemente scientifica.
Da tenere presente poi che, non sono solo i bambini ad essere a rischio ma anche, e soprattutto, gli adulti che tendono a mangiare di più, e a bere alcolici, e a non rispettare il buon senso, erroneamente convinti che, da grandi, certe regole si possano infrangere.
E voi? Quanto tempo aspettate? Avete dati più corretti?
Sere-mammadalprimosguardo
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figlia di medici, non ho mai aspettato a fare il bagno: lo facevo quando me la sentivo. idem mio figlio. la questione è “anche se sono digiuna, se sono accaldata e l’acqua è ghiacciata non mi butto a bomba. se ho mangiato come tre camionisti e l’acqua è fredda non mi butto a bomba”.
qualunque attività fisica intensa dopo aver mangiato tanto è deleteria: non è banale vomitare, svenire e avere dolori lancinanti all’addome se si fa la furbata di mangiare tanto e meno di un’ora dopo fare palestra o sport.
anzi, ti dirò che ho notato in me (ma me lo riferiscono varie persone) che fare il bagno in acqua tiepida/fersca come in mare o piscina se sono a stomaco vuoto mi fa stare male perchè non ho energie cui attingere per scaldarmi e muovere i muscoli in modo efficiente.
mio figlio e i suoi compagni hanno sempre fatto merenda (un gelato, una brioche) un’oretta prima del corso di nuoto (in inverno anche) senza minimanete risentirne, anzi su consiglio degli istruttori per evitare collassi appunto per carenza di “carburante”.
uno studio condotto alla new york university ha smentito la convinzione secondo cui bisogna far passare diverse ore prima del bagno dopo mangiato, per nulla pericoloso a meno che non ci siano di mezzo delle bevande alcoliche (che provocano vaso dilatazione eriflessi rallentati).
non è l’aver mangiato in sè ma la capacità in quel momento del corpo di autoregolarsi dal punto di vista termico.
https://www.uppa.it/medicina/fisiologia/bagno-mangiato-non-male/
articolo di oggi
Ottimo! Tutti in acqua allora!