In questi giorni si parla tantissimo della sperimentazione dell’app di tracciamento gratuita e anonima Immuni, partita da ieri in 4 regioni italiane: Liguria, Puglia, Abruzzo, Marche. Dal 15 sarà attiva in tutta la Penisola.
L’app Immuni, disponibile gratuitamente negli store di Apple e Google, è scaricabile dal primo giugno. Si tratta di un innovativo supporto tecnologico che si affianca alle iniziative già messe in campo dal Governo per limitare la diffusione del virus Covid-19. È stato sviluppato nel rispetto della normativa italiana e di quella europea sulla tutela della privacy.

Questa mattina guardavo un servizio in televisione dedicato alla partenza della sperimentazione, il giornalista era a Genova, e nessuna tra le persone intervistate aveva ancora scaricato l’app.
Genova: Liguria, una delle regioni pilota del progetto.
Osservando le persone intervistate l’età media era sicuramente sopra i 50 anni, quindi ho pensato, tra me e me, “sono la fascia di popolazione meno connessa, meno avvezza alla rete, ai social e a internet, vecchia generazione, avranno molti dubbi”.
Poi apro il giornale (Repubblica.it) e scopro che in realtà, da un sondaggio realizzato dal Centro di ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica di Cremona, che indaga l’impatto psicologico dell’emergenza Covid-19, a quanto pare “gli over 60 sono più aperti e disponibili a utilizzare Immuni dei giovani tanto che, tra gli anziani, la fetta di popolazione che si mostra più propensa a scaricare l’app sale al 58% rispetto al 40% del campione generale”.
E allora a questo punto qualcosa non torna, i giovani hanno più dimestichezza col digitale di chi è più avanti con l’età, navigano, chattano, comprano online, come è possibile che si facciano “paranoie” su un’app che andrebbe solo ad incrementare il parco app del loro Smartphone?
A quanto pare esiste un fenomeno molto studiato in psicologia che si chiama reattanza e consiste nella tendenza quasi automatica a rifiutare quello che viene percepito come una imposizione, e i giovani non amano le imposizioni, si sa.
Certo, però io giovane lo sono stata e sono stata anche libertina per certi versi, ma non posso credere che non si riesca a capire la differenza tra imposizione e consigliata per il bene di tutta la comunità.
E soprattutto ho due figlie, che sono ancora piccole e che non hanno nemmeno uno smartphone, ma se ce l’avessero e/o se avessero 14 anni, io parlerei con loro e direi loro le stesse cose che vi scrivo qui adesso.
App Immuni come funziona e perché penso vada scaricata

Avete dato i vostri accessi a un tale Mark Zuckerberg che conoscete solo di fama, ma che non si è in nessun modo guadagnato la vostra fiducia e che ogni due per tre, si fa fregare qualche dato con una falla del sistema.
Comprate online biglietti aerei per le vostre vacanze su siti sicuri, che però ogni tanto vengono cyber frodati, e i vostri dati rubati.
Utilizzate ogni giorno app come TikTok, Instagram, Twitter (se facessi questo discorso a mia mamma le citerei Zara, Esselunga, Contapassi, se non volessi farle capire l’assurdità della cosa citando solo i social network, che comunque usano anche quelli della sua generazione) e poi vi chiedono di scaricare un’app che traccia un virus responsabile di una pandemia mondiale e state lì a farvi pippe mentali sulla vostra privacy.
Ma seriamente?
E’ vero che io lavoro con la rete e sono più sciolta e forse mi faccio meno paranoie perché conosco di più certi meccanismi, o perché comunque sono più fatalista, ma è anche vero che tutti noi, sul nostro smartphone, abbiamo decine di app che spesso non utilizziamo, ma che comunque abbiamo scaricato liberamente e che ci tracciano.
Non avete mai fatto caso a quando parlate per telefono con una vostra amica di un determinato prodotto e qualche minuto dopo vi ritrovate quel prodotto tra i pubblicizzati di un sito? O di quando scrivete il nome di un prodotto su Google cercando informazioni e un attimo dopo sui social vi appare proprio quel prodotto in vendita?
Magia? Non credo…
L’app Immuni è stata “sviluppata nel pieno rispetto della normativa sulla privacy italiana ed europea” sostiene la ministra dell’Innovazione Paola Pisano, “l’unico titolare della protezione dei dati (la conservazione fisica è affidata a Sogei, società interamente partecipata dallo Stato) è il ministero della Salute e che, in ogni caso, i dati saranno cancellati o resi definitivamente anonimi entro il 31 dicembre del 2020”.
Tutte le altre app che avete scaricato sul cellulare vi assicurano questa cosa, vero?
App Immuni come funziona e perché penso vada scaricata
Io ho scaricato l’app Immuni il secondo giorno utile. L’ho fatto per la mia sicurezza e quella della mia famiglia, ma anche per la comunità, perché se io prendessi mai il Covid, sarebbe importante che chi è entrato in contatto con me ne fosse messo al corrente e io vorrei sapere se sono entrata in una zona a rischio, per poter valutare al meglio eventuali sintomi e chiamare il mio medico, senza sottovalutare il problema e perdere momenti preziosi.
No?

Nell’intero sistema dell’app non sono presenti né saranno registrati, nominativi e altri elementi che possano ricondurre all’identità della persona positiva o di chi abbia avuto contatti con lei, bensì codici alfanumerici.
Quando le strutture sanitarie e le Asl riscontrano un nuovo caso positivo, dietro consenso del soggetto stesso, potranno, con i loro operatori sanitari, inserire un codice nel sistema. A questo punto il sistema invierà la notifica agli utenti con i quali il caso positivo è stato a stretto contatto.
In poche parole l’app Immuni è anonima, ad ogni smartphone che l’ha scaricata viene associato un codice, quando si sta per più di 15 minuti a distanza di meno di due metri con qualcuno che risulta poi positivo, l’app manda una notifica e avvisa di questo “contatto”, sempre in maniera anonima.
A quel punto si chiama il proprio medico che provvederà a fare una segnalazione in modo anonimo al distretto.
Nessuno saprà che Tizio, Caio e Sempronio hanno il Covid, ma chi è stato vicino a loro per più di 15 minuti riceverà un alert relativo al codice del loro smartphone che li avvisa della situazione.
A quel punto, dopo aver avvisato il medico curante, si metteranno in isolamento domiciliare in attesa che venga loro fatto il tampone, che a differenza di mesi fa, ora dovrebbe essere più facile fare.
Uso il condizionale perché in questo momento è l’unico dubbio che ritengo lecito per non scaricare l’app: mi isolo, mi metto in quarantena e poi? Mi dimenticano? Per quanti giorni? E come lavoro?
Sì a queste cose ho pensato anche io, però voglio sperare che i tamponi in questa fase si faranno più facilmente.

Io ho deciso di scaricarla non tanto per paura che le persone a me care che sto lentamente riprendendo a vedere, possano trasmettermi il virus, per questo conto sulla loro buona fede e sulla loro amicizia, e spero che qualora scoprissero di essere positivi, mi informerebbero.
Ma per tutte le altre persone che non conosco, che incrocio, che posso incontrare il coda alla posta, al ristorante, sui mezzi pubblici, che potrebbero essere malati e contagiarmi, senza poi avvisarmi.
Certo sto attenta, il distanziamento, la mascherina, le mani sempre lavate, l’ansia che non mi fa commettere stupidate. Ma non posso sapere se e come il mio corpo potrebbe reagire né essere predisposto.
Almeno fino a che non ci sarà un vaccino quindi sapere che comunque un app potrebbe aiutarmi a riprendere in mano la mia vita in maniera più serena, mi ha fatto decidere di scaricarla.
Maggiore è il numero delle persone che scarica l’app e maggiore è la possibilità che si sia avvisati qualora si entri in contatto con un caso positivo, maggiori solo le possibilità di isolare il focolaio in maniera tempestiva.
Ecco perché è importante scaricarla tutti, ecco perché è importante far capire ai nostri genitori titubanti, o ai nostri ragazzi smaniosi di libertà, che scaricare questa app è una scelta importante.
L’impiego dell’applicazione, volontario, ha lo scopo di aumentare la sicurezza nella fase di ripresa delle attività, della vita, e noi vogliamo ricominciare a vivere e non ritrovarci nuovamente chiusi in casa.
Perchè a quel punto sarebbe davvero terribile.
Vogliamo tornare a stare a casa altri mesi? Tutti ci auguriamo che sia finita per sempre, che non si sia una seconda ondata, ma per evitare un nuovo lockdown bisogna contare anche sull’intelligenza delle persone, sul distanziamento, sui comportamenti corretti, ecc ecc e io da quello che vedo spesso in giro, beh, non mi fiderei troppo.
Pensateci.
Sere-mammadalprimosguardo
Per informazioni contatta:
- Numero verde 800 91 24 91, attivo tutti i giorni dalle ore 8 alle 20
Sere, mi trovi pienamente d’accordo con te. Credo che la questione privacy debba ritenersi superata per tutte le ragioni che hai esposto e che penso tutti siano in grado di rilevare.
A mio avviso quello che potrebbe frenare le persone è proprio la possibilità di essere messi subito in isolamento (senza poter usufruire di malattia o assenza giustificata) e attendere il tampone. Secondo me se le autorità intervenissero in modo più significativo su questo punto potrebbero far si che una fetta di popolazione più ampia scarichi l’applicazione 🙂
Sì, mi trovi d’accordo, dovrebbe esserci più comunicazione in questo senso e più sicurezza. Un bacione
Sere ho letto il tuo post si capisce bene, sono d’accordo con te, anche sul fatto della privacy, io penso che oggi non ci dovrebbe spaventare più di tanto, siamo molto esposti con la nostra privacy su altri social network.
Ciao Ilaria, grazie per essere passata! Un bacione