Arriva per tutte il momento in cui si inizia ad andare ai giardinetti con i propri bambini. Per farli giocare, per farli sfogare e per prendere una boccata d’aria. Arriva per tutte…o quasi. Per alcune finisce ancor prima di iniziare. Il mio per esempio è arrivato e credo sia già finito. Non ce la posso fare. Chiedo perdono a mia figlia che ama tanto correre e giocare con gli altri bambini. Ma lascio questo onore alla nonna. Perché rischio seriamente di litigare.
Con chi? Con le mamme dei mostri. E con i mostri stessi.
Esistono bambini (i mostri) che non sanno cosa voglia dire giocare con gli altri bambini. Sanno solo devastare e radere al suolo tutto ciò che incontrano. Altri bambini compresi. Corrono, spingono, dicono parolacce, ti guardano con aria di sufficienza…
D’accordo, penserete voi, sono bambini, un po’ di elasticità…non vi posso rispondere quello che vorrei…anzi sì: STI CAZZI. Per me essere bambini non vuol dire poter fare tutto quello che vuoi. Nemmeno se hai 2 anni. Per me non sei scusato. O meglio posso provare a scusare te, mostriciattolo, ma non tua madre.
Le madri…la categoria delle madri dei mostri al giardinetto mi fa impazzire. Quelle che vanno al parco con l’unico scopo di parlare/spettegolare con le altre mamme dimenticandosi però che con loro ci sono delle “bombe a mano” pronte ad esplodere; loro sono il vero problema dei giardinetti. Non le cacche dei cani che qualche maleducato non raccoglie. Loro. Che non sanno controllare se stesse figuriamoci un bambino. Per andare a fare comunella…andate al bar. Avete presente quei posti con le sedie e i tavolini dove vi portano da bere comodamente sedute? Ecco. Alcuni hanno anche il dehor, per cui potete tranquillamente prendere la vostra boccata d’aria.
Se invece decidete di andare al parco per far piacere ai vostri bambini: allora è bene che li educhiate. Da subito. Ma soprattutto che impariate l’educazione voi stesse. So di amiche che si sono ritrovate a discutere con altre mamme, in quanto, non avendo reazione dalla mamma-del-piccolo-mostro il cui mostro stava dando fastidio al proprio figlio, si sono “permesse” di sgridare il-piccolo-mostro dicendo che non era cosa da fare. La madre-del-piccolo-mostro destatasi dal suo torpore si era risentita per la critica mossa al figlio. Morale: sono volate parole.
Al parco si corre, si urla, ci si diverte. Ma non si spinge, si aspetta il proprio turno. Non si gridano parole a caso nelle orecchie delle altre mamme. E soprattutto si rispettano gli altri. Questo è l’ABC. Se tuo figlio è ancora piccolo queste cose gliele devi insegnare. Se tuo figlio supera i 5 anni e ancora non conosce l’alfabeto di cui sopra c’è qualcosa che non va.
Come ho anticipato io ci sono andata per ora solo un paio di volte. La prima volta ero con Giacomo e meno male altrimenti avrei litigato con tre bambini. Non uno, tre. Facevano parte della categoria “caterpillar”.
Salivano le scalette dello scivolo incuranti della coda di bimbi, scendevano fregandosene se sullo scivolo c’erano altri bimbi o peggio ancora se sotto lo scivolo ce ne fossero. Li travolgevano. La madre? 10 metri più in là a parlare beata al cellulare, anzi a starnazzare.
Io non ce la faccio. Non so trattenermi. Torno di colpo ad avere 10 anni. E faccio dispetti. Lo so dovrei vergognarmene ma alla fine invece non lo faccio. Perché se questi mostri non hanno una madre che li sorveglia, io sorveglio e vigilo su mia figlia, che se viene “accidentalmente” colpita e non riesce a difendersi, trova in me l’aiuto che le serve. Tu mi scavalchi la bambina sulla scaletta? E io te la metto davanti ad ostacolare la tua corsa. E se provi a superarla parte il mio sguardo assassino, con tanto di poche parole dette sottovoce ma che al tuo piccolo orecchio di mostro arrivano. Vedi di stare attento. Se non dovesse bastare posso addirittura arrivare a mettermi davanti a te spingendoti “leggermente” con il mio generoso fondoschiena. O casualmente potrei “incautamente” pestarti un piede. Per cui se mi leggi piccolo mostro, ti sto avvisando. E sto avvisando tua madre. Che non si lamentasse dopo….
Adoro avere di nuovo 10 anni.
Un’altra categoria di mostri insopportabili è quella dei “sapientoni” quelli che sanno tutto loro e gli altri sono zero. Quelli che credono che avere 10 anni significhi aver già la libertà di fare tutto. Io posso farlo perché sono più grande, tu lasciami passare perché io sono più grande, io ho questo perché sono più grande…insomma, ho 10 anni e me ne sento 30. Per cui portami rispetto. Parola però di cui io ignoro il significato perché la mia mamma è troppo impegnata a raccontare ad un’altra mamma tutti i successi scolastici, calcistici, sciistici, tennistici, rugbistici, bungee jumpistici che ho già collezionato in soli 10 anni di vita.
Sono per altro gli stessi bambini che quando avranno davvero 30 anni saranno soli e sfigati. Perchè nessuno li sopporterà…
Qualche mese fa ad una festa di compleanno un bambino stava giocando con un pallone e Lavinia gli è corsa incontro con aria festosa. Il bambino ha urlato al suo papà: lei con me non può giocare perché si fa ancora la pipì nel pannolino. Fortunatamente Lavinia non capiva ancora. Sicuramente non le rimarrà il trauma. Ma a me stava partendo l’embolo. E pure a Giacomo, che non ricordo bene cosa ma qualcosa gli aveva detto…:-D Ovviamente non solo per via delle cattive parole del bambino…ma anche per quel mentecatto del padre che è rimasto lì imbambolato senza dire niente, limitandosi a guardarlo. Io ho pensato: arriverà il giorno in cui striscerai ai piedi di Lavinia perché esca con te. Le insegnerò a risponderti che sei troppo “vecchio” e che rischia di arrivare a doverti cambiare il pannolone per la tua incontinenza precoce.
Poi ci sono le bambine snob. Ma non quell’atteggiamento snob simpatico, che spesso attribuisco orgogliosamente a Lavinia, una finta figa-di-legno. Quelle vere. Quelle straviziate che hanno tutto e se la menano. Quelle che guardano le altre bambine con aria di superiorità solo perché loro hanno le scarpe di marca, la borsetta firmata, il cane campione e una maestra di danza. Non sapendo, povere piccole, che magari anche le altre bambine hanno tutto questo. Ma hanno la fortuna di avere mamme intelligenti che non le “rivestono” per andare al parco, come se si trattasse della sfilata di Piazza di Spagna…O non le fanno esibire in stile Carla Fracci sperando che nascosto dietro qualche cespuglio ci sia un talent scout pronto a portarle alla Scala. Di questa categoria fanno parte anche bambine che in realtà non hanno molto di cui vantarsi. Ma si credono a prescindere le migliori. Le più belle e le più intelligenti. Forse perché hanno anche in questo caso mamme dietro che ne decantano le qualità più impensabili. Campionesse in tutto. Sempre e comunque. Fin dalla nascita.
Con questa fauna di mostri che si trova al parco capirete perché odio doverci andare. E per fortuna che non vedo quello che accade quando Lavinia è al nido…Dopo un mese che era lì un giorno la maestra mi racconta che una bambina l’aveva spintonata e fatta cadere. Lei senza fare una piega, si era rialzata ed era andata da quella bambina a tirarle una sberla. Si erano sistemate tra loro. Non ho potuto che essere fiera di lei. Perché se è vero che bisogna insegnare ai bambini il rispetto e a convivere senza l’uso della violenza, è anche vero che bisogna sapersi difendere fin da piccole. Altrimenti sarà un crescendo di soprusi. Difendere ho detto, non attaccare. Quello che invece per esempio ha fatto la settimana scorsa un’altra bimba al nido, morsicando Lavinia perché si stavano contendendo un gioco…
Essere bambini non è facile. Devi iniziare a relazionarti. Devi imparare a condividere. Ci sono delle tappe e degli ostacoli da superare: la timidezza, la riservatezza. Non tutti i bambini sono uguali. E tra di loro i bambini non si comportano allo stesso modo. Vedo Lavinia che ama i bambini e li cerca. Ma se le prendono un gioco che in quel momento considera suo, si spazientisce e si arrabbia. Tutto normale. L’importante però è far capire come ci si comporta. Mettere delle regole. Se Lavinia “ruba” un gioco ad un’altra bimba e me lo porta a vedere io poi le dico: Bello, ma riportalo alla bambina, perché è suo. E lei va e glielo riporta. E’ una piccola cosa. Ma è una partenza per il tipo di persona che vorrei che diventasse. Così come il dire grazie. O salutare quando incontri qualcuno che ti saluta.
Prima si comincia, meglio è. Lo dicono gli esperti, secondo i quali a partire dai due anni i genitori devono trasmettere ai figli, attraverso gli insegnamenti ma soprattutto il buon esempio, i principi del rispetto degli altri e delle buone maniere. Nello specifico : “L’educazione è un processo lungo che dà i suoi frutti solo con il tempo, e soprattutto se, alle parole, i genitori fanno seguire sempre il loro buon esempio, bastano poche regole ma chiare, da far però rispettare sempre con tanta pazienza, tornando, senza assillare, più volte sullo stesso concetto: così, giorno dopo giorno, il piccolo fa suoi i nostri messaggi e quando meno ce lo aspettiamo… eccolo finalmente mettere in pratica quello che gli abbiamo insegnato!”.
Per essere buoni educatori anche in relazione alla vita sociale, che si svolge cioè al di fuori dell’ambiente familiare bisogna prima di tutto trasformarsi in ottimi modelli da imitare. Le buone maniere in generale e la gentilezza in particolare si insegnano non già con le prediche ma con l’esempio. Un bambino che ha modi cortesi ha di sicuro genitori che lo sono altrettanto.
Se temete che sgridando i vostri bambini che sono ancora così piccoli (e magari hanno 30 anni) potrebbero crescere con delle turbe psichiche…ecco un interessante articolo con la formula per rimproverare il bambino senza farlo dubitare del nostro amore per far sì che non diventi un mostro…il tutto in soli 60 secondi!
Altro termine che, ahimè, è caduto in disuso ma che andrebbe però rispolverato almeno nella sua accezione più sana e corretta, è disciplina. I bambini hanno, infatti, bisogno di regole da seguire e di paletti da non oltrepassare per crescere bene e per consentire al bambino di raggiungere quello che è forse il più prezioso tra gli obiettivi: inserirsi in qualsiasi contesto sociale in modo armonico, suscitando simpatia e affetto. I bambini che fanno sport e seguono così le regole dell’attività prescelta imparano prima ad essere disciplinati. Perché guardare per otto ore i cartoni animati, ti insegnerà solo qual è il metodo più veloce per diventare obeso. Nient’altro. E passare i pomeriggi ad ammazzare gli altri bambini al parco, rischia invece di non farti nemmeno diventare grande…se trovi genitori che ti rimettono al posto…:-D
Sono sicura che molte mamme si riconosceranno in quanto da me descritto. In molte avranno avuto a che fare con i soggetti di cui sopra. Altre, magari proprio le mamme dei mostri (ma non per forza), pensaranno che basterebbe essere più “easy” e che dovrei imparare a fregarmene. Che i bambini devo arrangiarsi perché anche questo li fa crescere. Siamo d’accordo. Se però la “lotta” è paritaria. E cioè se per esempio Lavinia si trovasse a “litigare” a 10 anni con una bambina coetanea. Certo che non interverrei (a meno che sia proprio Lavinia a scatenare una rissa da record!). Ma mia figlia ha solo 22 mesi non 10 anni. E ha diritto anche lei di giocare senza essere infastidita o peggio calpestata da un nanerottolo di 10 anni a cui per pigrizia non viene detto di stare attento ai bambini più piccoli né tanto meno insegnato che il parco non è suo ma di tutti. Aggiungendo per altro che generalmente i genitori dei piccoli mostri, sono quelli che se ne fregano se i loro figli provocano cadute e pianti ai bambini più piccoli. Ma sono poi i primi a lamentarsi e a blaterare parole nei confronti degli altri se a cadere o a farsi “male” sono i loro figli. Perchè si sa, i loro, sono piccoli campioni a cui una sbucciatura sul ginocchio potrebbe rovinare la carriera in tutti i famosi sport in cui eccelgono.
Quindi finchè i genitori dei piccoli mostri, I MOSTRONI, continueranno a pensare che andare al parco serva solo a sfogare la vivacità inespressa dei propri figli, permettendogli di fare e dire qualsiasi cosa, resterà per quanto possibile un posto da evitare….
Almeno per me, che non ho ancora imparato a non cadere più nei miei panni da 10enne.:-D
Sere-mamma-dal-primo-sguardo
Ps: questo pomeriggio ho appuntamento con due ex colleghe ai giardinetti dopo il lavoro. Le bambine giocheranno un po’ e poi tutte al bar per un buon gelato….Sopravviveranno i nostri eroi?:-D
Scusami mi sono fermata a metà del racconto perché io non ce la faccio. Tua figlia è orgogliosamente figa di legno,le altre sono stronze.Scusaci tanto se i nostri figli non sono perfetti come i tuoi,se tu possiedi il sacro Graal dell’educazione e le altre sono tutte pettegole che se ne sbattono dei figli…forse li lasciano semplicemente giocare e non si mettono in mezzo nelle discussioni dei bambini…e non è che per ogni cosa che fa o dice un bambino al parco bisogna farla lunga e impartire lezioni su come essere “il genitore perfetto “
Se tu fossi andata oltre sapresti che si fa dell’ironia tra le righe di un post che è provocatorio e che sono ben lontana dall’immagine di mamma perfetta ma hai ritenuto più facile giudicare sulla base di tue considerazioni personali, errate tra l’altro. Però sai una cosa? Non sono una madre perfetta e non ho il sacro graal ma almeno insegno alle mie figlie ad essere educate. Cosa che non fanno altri genitori (non tutti, altri, perché ti senti tirata in causa?) perché costa fatica. Tu puoi pure lasciare libero tuo figlio di giocare ma laddove la tua libertà limita la mia (o quella di bambine di 22 mesi, perché parliamo di un post di 7 anni fa SETTE) allora non funziona. Un po’ più di rispetto non guasterebbe.