Ero sull’aereo. Stavo volando.

A rieccola.

Ebbene sì siamo tornate.

Quando?

Ieri mattina.

Alle 5.15 suonava la sveglia (messa inutilmente dato che da mezzanotte alle 5 ho contato un milione di pecore. Per l’ansia che la sveglia non suonasse non ho dormito un minuto).

Alle 5.30 il taxi ci recuperava a casa, giretto in barca di mezzora per raggiungere Ibiza, altro taxi (stavolta munito di seggiolino, incredibile eh? leggi qui) e aereoporto. Ovviamente 20 minuti di ritardo, ovviamente mini discussione con la tizia del check in che si meritava le peggio parole (se c’è una cosa che ho imparato è che se le chekkiniste di Mxp sono stronze, e posso dirlo essendolo stata io per prima, le spagnole sono anche peggio).

Motivo della discussione: non voleva farmi portare il passeggino a bordo, perché l’aereo era pieno.

Credici.

Non è un mio problema, le ho risposto, noi siamo in tre e abbiamo diritto a tre bagagli a mano, il mio passeggino rientra nelle dimensioni previste (leggete qui di che passeggino sto parlando, lo Yoyo della Babyzen è l’unico passeggino che si può portare a bordo perché sta nelle cappelliere dell’aereo), avendo una bambina piccola salirò a bordo tra i primi passeggeri quindi troverò posto nella cappelliera per riporlo, quindi il passeggino non lo stivo ma viene con me.

No ma vediamo, aspetta, dunque, forse, chiediamo. Bla bla bla.

Ricredici.

Alla fine ho vinto io e mi sono portata il passeggino in aereo. Posizionato sulla mia capoccia. (E meno male aggiungerei dato che arrivando al terminal 2 di Malpensa ora per raggiungere gli arrivi devi fare il giro d’Italia che comporta 25 minuti di camminata con creatura in braccio se non hai il passeggino).

foto

Partiamo.

Il comandante fa l’annuncio iniziale. Dice la solita formuletta: brace brace. Ripeto ad alta voce brace brace. Sogghignando.

Spiega cosa fare in caso di improvvisa turbolenza. Dico tiè ad alta voce facendogli il gesto delle corna.

Sono la peggio, lo so.

Cinque minuti dopo essere decollati, quando sono ancora in fase tachicardia, mia figlia dice: mamma siamo in alto. Adesso l’aereo cade? E quasi mi sento male. Se non è il padre a farmi disperare, ci pensa lei. Non ne esco.

foto 3
notare la mia faccia

 

Cazzeggio. Mi guardo in giro. Porto tre volte Lavinia in bagno a fare pipì perché camminare mi rilassa e sento meno le vibrazioni dell’aereo. In più Lavinia non si fida a fare la pipì nel bagno dell’aereo perché forse troppo piccolo e quindi giriamo a vuoto. Al terzo tentativo ce la facciamo (anche se l’abbiamo fatta nel lavandino ma non ditelo a signor Easy Jet) e mentre la rivesto sento muoversi tutto. Ma è una mia impressione, penso.

Torniamo al posto e invece no. Riballa tutto. Giacomo dorme. Lo ammazzerei. Io sono in asia, devo rispondere alle mille domande di Lavinia e lui cosa fa? Dorme. Venti minuti prima di atterrare l’aereo comincia a muoversi sempre di più. Si accende il segnale luminoso che invita ad allacciare le cinture. Il comandante invita tutti a sedersi perché stiamo entrando in una turbolenza. Sveglio Giacomo urlando. Lui apre un occhio mi allunga la mano e continua a dormire. Non lo ammazzo perché sono troppo presa a trattenere le lacrime, ma l’istinto c’è.

Mi viene da piangere. Piango un attimo. Passa la hostess e mi dice: c’è una leggera pioggerella su Milano quindi balleremo un po’ in questi 20 minuti. Ma non si preoccupi, è solo che piove (con queste parole, che sia straniera?) e aggiunge: usiamo l’aria per stare su, come la barca usa l’acqua per stare a galla, noi usiamo la turbolenza per stare in aria ed atterrare. Penso che sia parente di quella che mi diceva che l’aria era un solido. (qui). Deve esserlo per forza.. In più io penso: ma se mancano 20 minuti all’atterraggio, saremo ancora in costa azzurra. Cazzo me ne frega della pioggia di Milano?

foto 2

Poi va beh, mi calmo, atterriamo, arriviamo finalmente a casa e dopo un’ora nemmeno sono già in ufficio.

Disperata.

Accaldata.

Assonnata.

Una donna distrutta.

foto 1

Ma molto abbronzata.

Sui dettagli della vacanza ci riaggiorniamo.

Sere-mamma-dal-primo-sguardo, rientrata alla base.

2 commenti su “Ero sull’aereo. Stavo volando.

  1. Il baby zen!!!!!! Lo volevo anche io ma qua in provincia di Modena non lo vendeva nessuno, sono dovuta andare fino a Bologna e oltre (San Lazzaro) per sentirmi dire che, no, mi dispiace, non ne abbiamo nemmeno uno in esposizione da farle vedere! Che mica lo compro un passeggino così costoso a scatola vuota. Va bè, se mai dovessi atterrare al terminal 2 di mxp mi preparerò ad un allenamento intensivo di braccia e schiena!

    1. io invece Chiara l’ho preso proprio a scatola chiusa…mi era bastato leggere che entrava in aereo…:-D Addirittura l’avevo scelto ancora prima che arrivasse sul mercato italiano…e per fortuna non ho sbagliato!:-D
      scherzi a parte è in assoluto il passeggino più comodo che abbia mai avuto. Li vale tutti. Tutti tutti! bacio

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