I mostri dei gonfiabili.

C’erano una volta, e ci sono tutt’ora, i temibili mostri dei gonfiabili.

Li conoscete voi?

Si tratta di una specie di piccoli nanetti, piccoli per dire, perché spesso ne incontri qualcuno che pesa più di te e dell’omino Michelin messi insieme. Nonostante questo circola indisturbato e libero di schiacciare gli altri nani. Oppure piccolo solo di altezza perché poi lo guardi e capisci che può tranquillamente avere 14 anni, anche se ancora si comporta come se ne avesse cinque, il piccolo mostro. E  poi ci sono quelli piccoli davvero, di età e di statura, ma non per questo meno mostri, solo direttamente proporzionati.

Dicevo, si tratta di piccoli nanetti che si aggirano per i gonfiabili della tua città, assolutamente NON a rischio di estinzione.

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Li vedi arrivare con i genitori. Spesso mano nella mano con la mamma, o in bicicletta con la nonna. Sorridenti, ubbidienti. Sì grazie, ciao grazie. Educati. Puliti. Pettinati. Alcune nanette hanno i capelli raccolti, altre il vestito a festa;  i maschietti  il gel tra i capelli, ordinati. Il genitore di turno paga l’ingresso. Cinque euro mezzora di tempo. Accompagna il nano all’ingresso e lo invita a togliersi le scarpe quando non lo aiuta direttamente. Tutto ancora nella massima pacatezza.

Da quel momento in poi invece scoppia l’inferno.

Il piccolo nano si trasforma in ciò che in natura viene comunemente definito mostro. Nani urlanti, senza freni che corrono da una parte all’altra del recinto, su e giù da un gonfiabile all’altro, incuranti di chi incontrano, fregandosene se schiacciano mostri più piccoli incrocrociati sul loro cammino.

Sordi. Se provi a chiamarli non sentono.

Indomabili. Se provi a fermarli, scappano.

Come detto il mostro si accompagna generalmente ad un adulto. Adulto si fa per dire, dato che spesso anche in questo caso si tratta di mostri, solo dalle dimensione cresciute. Ma allo stesso modo (se non peggio) noncuranti. Oppure da un adulto, tipo me, già allergico ai giardinetti, per ragioni in più occasioni dettagliate, che passa la mezzora a fissare la nana correre chiedendosi come sia stata possibile una simile trasformazione in pochi, pochissimi minuti.

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Da bambolina pettinata, con la sua frangetta liscia e la pelle rosea quasi diafana, ti ritrovi di fronte un mostro sudato, con la frangia che sta in piedi stile “Tutti pazzi per Mary” (anche se in questo caso per fortuna è di sudore che si parla), sporca, lercia per essere corretta, con la faccia paonazza e la candela al naso. In più mentre ti chiedi dove hai sbagliato con tua figlia, devi anche stare attenta ai mostri delle altre, le adulte disinteressate, quelle che i figli li parcheggiano lì e poi per mezz’ora spariscono. Anche se magari sono lì sedute, ma non ci sono. Assorte. Indifferenti. I loro figli, spesso più grandi della tua, sono dei buldozzer. E nessuno dice loro niente. Salgono sul gonfiabile dei piccoli e con prepotenza si fanno strada, calpestandoli. Vanno su quello più grande e fanno cadere i piccoli mostri inesperti.

Nel dettaglio mi è capitato di vedere in mezz’ora ben due mostri di circa tre anni arrivare in cima alla scala, nonostante i mostri più grandi avessero fatto di tutto per farli cadere saltellando continuamente e fastidiosamente, e, a mezzo metro dal traguardo, perdere l’equilibrio e cadere rovinosamente all’indietro, vanificando gli sforzi e tornando al punto di partenza. Il tutto rimbalzando sotto i piedi dei mostri più sgamati, che li schiacciavano senza pietà. Nell’indifferenza assoluta delle mamme dei mostri grandi.

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Ovvio, chetelodicoaffa.

Io invece, che faccio parte della categoria anche-se-sei-un-bambino-con-me-non-hai-il-diritto-di-fare-il-cazzo-che-vuoi, appostata a inizio scala a mettermi le mani davanti agli occhi a ogni caduta (anche dei piccoli mostri non miei, perché sarò una rompiballe ma sono solidale) e a urlare ai mostri grandi di fare attenzione che schiacciano i piccoli. Tutti i piccoli, non solo la mia. E quando poi è il turno della mia divento veramente veramente fastidiosa. Il tutto già  immaginando Lavinia piccola mostra cresciuta che schiaccia un piccolo mostro duenne. E io al bar che mi bevo uno Spritz. Vendicandomi.

A Borgomanero sabato sono arrivati i gonfiabili, si era capito?

Lavinia fino ad allora ne aveva sempre avuto timore e non le erano mai piaciuti. Sabato la trasformazione. Inevitabile.

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Nel week end abbiamo fatto doppia tappa. Da lunedì i gonfiabili hanno lasciato spazio alla ruota panoramica. Ma so già che torneranno. E già tremo.

Si salvi chi può.

Sere-mamma-dal-primo-sguardo che risponde alla mamma che in questo momento sta pensando: “sì ma dai lasciala libera di farsi male tua figlia….” COL CAVOLO. Mia figlia è libera di farsi male se fa tutto da sola. Ma se a farle male è quel piccolo mostro ineducato di tuo figlio allora no. Non credere che la sbagliata sia io. O forse se io sono sbagliata, è colpa tua e della tua disattenzione.

2 commenti su “I mostri dei gonfiabili.

  1. Ciao! Credevo di avere già commentato questo post, ma evidentemente ho solo pensato di farlo. Comunque volevo farti sapere che sto per pubblicare un post anche io sui gonfiabili e l’ispirazione me l’hai data proprio tu con questo post. Ovviamente ti ho citata e linkata. Sono super d’accordo con tutto quello che dici e anche con il modo in cui lo dici! Brava! Mi piace soprattutto la tua frase finale;)
    Un abbraccio
    Manuela

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