Fuga a Parigi – il rientro con quel maledetto aereo

Oggi è mercoledì 15 ottobre e la nostra fuga a Parigi si conclude. Questa mattina ne abbiamo approfittato per fare qualche commissione e poi siamo partiti alla volta di Charles de Gaulle. Fortunatamente sono nata organizzata e abbiamo lasciato l’hotel un po’ in anticipo, non sapendo calcolare quanto ci avremmo messo tra tramvia e RER a raggiungere l’aeroporto.

Ripeto fortunatamente.

Perché una volta raggiunta la stazione della RER un simpatico annuncio ripetuto in francese stretto e velocissimo (va bene che tenete particolarmente alla vostra lingua, ma Messieurs non è che il mondo brami dal conoscere la vostra lingua, eh?

Va bene che io l’ho studiato, ma non sono mica tutti folli come me, eh? Un annuncio in inglese, ogni tanto, o comunque con un francese un petit peu più lento, sarebbe gradito. Cordialement) ci avvisa che “a causa di un bagaglio sospetto la circolazione dei treni è sospesa“. Per raggiungere CDG occorre prendere gli autobus che partono nella stazione metro successiva.

Quasi muoio.

Primo perché avendo lavorato a Malpensa so che bagaglio sospetto vuol dire sospetta bomba, che nel 99 per cento dei casi sarà un falso allarme ma intanto fermano un’intera rete ferroviaria, e poi perché temo che non riusciremo mai a raggiungere l’aeroporto in tempo.

Quando stiamo per lasciare la stazione per spostarci alla metro adiacente, e sono passati circa 15 minuti dal nostro arrivo, un annuncio più simpatico avvisa che la circolazione potrebbe riprendere in quanto stanno, praticamente, arrivando gli artificieri. Cinque minuti dopo la circolazione è ristabilita e noi partiamo verso CdG, dove arriviamo un’ora dopo.

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Check in, un po’ d’attesa e imbarco. Sotto la pioggia. Il che significa che io non solo ho incamerato l’ansia dell’allarme bomba, non solo ho temuto di arrivare in ritardo. Ora devo anche temere la probabile turbolenza. Che puntualmente arriva. Cinque minuti dopo il decollo, l’aereo subisce un forte scossone. E io muoio davvero.

Da quel momento una pazza si impossessa di me: prima mi metto il poncho di lana perché ho freddo, ma un secondo dopo ho caldo quindi mi sventolo con il sacchettino anti vomito, che però uso anche per respirare, inspirando tutta l’aria che posso. Poi mi guardo attorno ogni trenta secondi e quando non controllo le facce degli altri passeggeri e quelle degli assistenti di volo, guardo l’orologio che sembra essersi fermato. Din don, allacciare le cinture per turbolenza. Addio. Inizio a piangere.

Lo so, ditemi quello che volete. Potete raccontarmi tutto quello che volete, potete dirmi che l’aereo è il mezzo più sicuro, che è normale che l’aereo si muova per aria così come si muove un Frecciarossa sui binari a 300Km/h, potete raccontarmi che sulle Alpi si balla sempre, come mi dice il simpatico stewart che mi si avvicina, al quale vorrei tanto rispondere: brutto stronzo anche all’andata sono passata sulle Alpi eppure l’aereo non ha ballato, ma non lo faccio perché non sono sicura che capirebbe il mio italiano da principessa, potete dirmi che la paura è normale e tutti abbiamo paura di qualcosa, come la simpatica hostess che mi racconta che lei invece ha paura dell’ago quando fa gli esami del sangue (ragazze ma vi fanno un corso speciale per insegnarvi a dire una marea di cazzate??? ma poi, soprattutto, perché le trovo TUTTE io?), potete dirmi quello che volete.

Ma io, lassù, non capisco niente. Anzi probabilmente il mio cervello ad una certa quota dà segnali di follia. Sicuro. E non mi vergogno a dirlo. Ma non posso farci niente.

So cosa vuol dire non avere paura di volare. Io fino a 10 anni fa ero la passeggera più tranquilla del mondo. Poi dopo quel maledetto viaggio a Santo Domingo tutto è cambiato e io non potrò mai più viaggiare tranquilla. Già sono brava a farmi coraggio e a prendere l’aereo nonostante tutto. Ma non chiedetemi di essere pure tranquilla. Non lo sarò mai. E se poi il volo parte male come in questo caso, e io darò segni di follia, non guardatemi come si guardano i poverini. Pensate solo che da un momento all’altro, la crisi potrebbe venire a voi, dal nulla, così come è venuta a me. E fatevi gli affari vostri.

Ovviamente Lavinia anche in questo volo ha dormito tutto il tempo. Lei sale sull’aereo e ancora sulla pista di rullaggio si addormenta. Invidia, tremenda invidia. Ma meglio così, almeno non deve vedere la madre in quelle condizioni.

Ad ogni modo dopo un’ora le mie gambe hanno finalmente toccato terra e siamo tornati a casa. La mini vacanza a Parigi è stata super, cibo e parigini a parte, ringrazio mia suocera per il regalo graditissimo (la prossima volta per favore però mi prenoti un TGV? Grazie) e consiglia a tutti di andare quanto prima a Parigi. Perché? Per tutto quello che vi ho raccontato nei cinque post precedenti e

–       Per mangiare almeno una crepe alla nutella. Super!

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–       Per dormire in una stanza con due letti giganti come il nostro.

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–       Per scoprire  la moda parigina

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–       Per vedere come i francesi cerchino l’isolamento in certe situazioni 😀

cesso

  •       Per Starbucks che anche se non è francese è come il prezzemolo, ad ogni angolo.

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–       Per un giro con l’Open Tour Bus perché voi avrete modo di imparare qualcosa e i bambini si divertiranno in ogni caso.
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E per un milione di altri motivi!

A bientôt!

Sere-mamma-dal-primo-sguardo

 

 

 

 

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