Quando mi vieni a prendere…

La scorsa settimana su Facebook mi è capitato di vedere un video, postato dall’Unicef contro la pedofilia. Si vedeva un enorme zucchero filato aggirarsi per un parco. I bambini correvano a prendere un pezzo di zucchero e a poco a poco il pupazzone si rivelava per quello che era. Un uomo. Finchè alla fine, l’uomo consegnava ai genitori dei bambini un biglietto su cui si leggeva di fare attenzione perché, come mostrato loro, è molto facile, per un pedofilo, attirare i bambini.

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Pelle d’oca. (Se non l’hai visto, guarda qui)

Le recenti e tristi storie di pedofilia, di abusi sui minori e anche di omicidi, come successo alla povera Yara, sono senza dubbio una piaga della nostra società. Credo che come già raccontato qui una delle paure più grandi di un genitore, sia quella di vedersi portare via il figlio. Di non trovarlo più. Una tragedia da cui non credo si possa trovare pace.

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Per questo, e per il video sopra raccontato, mi sto già preoccupando per Lavinia. Ora è piccola, quindi posso ancora gestirla perché, in teoria o è con noi o è al nido o è con le nonne. Quindi, sempre in teoria, dovrebbe essere iper controllata. Ma il condizionale è d’obbligo (vedi video finale). E comunque credo che certe cose vadano insegnate fin da piccoli.

Mi sto quindi chiedendo come fare, perché l’ultima cosa che voglio è che mia figlia cresca ansiosa o che pensi di avere una mamma iperprotettiva; però è anche vero che il futuro di mia figlia mi preoccupa: mi preoccupa immaginare in che società si torverà a vivere gli anni più bella della sua vita. Gli anni dell’innocenza. Della scoperta. Della conquista della libertà.

Dato lo schifo di gente che c’è in giro.

La scorsa settimana, durante una mini gita fuori porta con papà, Lavinia stava correndo in una piazza semi deserta. C’eravamo noi e un paio di uomini sulla sessantina su una panchina. Uno di questi dava da mangiare ai piccioni e Lavinia li inseguiva. Ad un tratto ne arriva un altro. D’istinto mi avvicino a Lavinia, perché sono prevenuta, sì è vero, ma alla fine faccio bene, e sento uno dei due che dice all’altro: “cresce bene”.

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Ok, non ha detto niente di male.

Ok, l’avesse detto una donna non sarebbe stato così terribile sentirlo.

Ma a me ha fatto schifo, tanto che ho fulminato i due, ho preso Lavinia e abbiamo raggiunto Giacomo, al quale ho aspettato un attimo a raccontarlo perché temevo in una sua reazione, e ce ne siamo andati.

Ripeto: io forse avrò visto del marcio dove non c’era (anche se le facce dei due proprio belle non erano), ma in tempi come questi, credo di essere più che giustificata.

Pochi giorni fa mi è capitato di leggere un articolo qui, a proposito delle regole da insegnare ai figli per cercare di proteggerli da brutte situazioni. Vi riporto l’elenco perché l’ho trovato davvero interessante:

1) Evitare il termine “sconosciuto”, perché rischia di confondere i bambini che hanno più di un’occasione per vedere i propri genitori scambiare qualche parola con una persona che non conoscono. Aiutateli piuttosto a fare attenzione ai comportamenti delle persone che si incontrano. Per esempio, ricordategli che gli adulti non chiedono mai aiuto ai bambini e a questo bisogna sempre prestare attenzione. Una fra le scuse più comuni utilizzate per approcciare un bambino, infatti, è chiedere aiuto nel ritrovare un cucciolo smarrito.
2) Se sono grandi abbastanza per muoversi senza di voi, invitate i vostri figli a non rimanere da soli, ma a spostarsi sempre in compagnia di un amico. Soprattutto, ricordate loro che è importante fare in modo che le loro strade non si dividano, mentre sono fuori dal vostro controllo.
3) Spiegate ai bambini che quando si sentono in pericolo, le regole cambiano. Se un adulto li prende per mano per portarli via, ogni mezzo è buono per attirare l’attenzione, come urlare o far cadere oggetti se ci si trova in un negozio. Non dimenticate di dirgli che non saranno puniti se il loro dovesse rivelarsi un falso allarme.
4) Insegnate ai vostri figli che devono sempre chiedere alla mamma e al papà se possono andare da qualche parte con un’altra persona, anche se è un parente.
5) Istruiteli su modi non prevedibili di aggirare un potenziale problema: se un adulto in auto accosta mentre si cammina per strada e cerca di attaccare bottone, bisogna camminare in direzione opposta a quella in cui viaggia l’auto, perché a questo modo sarà meno facile essere seguiti. In ogni caso, per nessuna ragione, accettare di salire in macchina con una persona, anche se la scusa con cui si presenta è plausibile. Classico esempio: la mamma è in ospedale.
6) Non date nulla per scontato. Dire a un bambino di andare alla cassa del supermercato nel caso in cui vi perdesse di vista non serve. Insegnategli a navigare la propria strada fra le corsie per arrivare da solo alle casse.
7) Analogamente, esercitatevi a individuare insieme persone a cui chiedere aiuto nel caso in cui presentasse un’emergenza. Per esempio, una mamma con bambini o una persona con una divisa.
8) A partire dai cinque anni, assicuratevi che i vostri figli conoscano il proprio cognome e imparino a memoria il vostro numero di telefono.
9) Spiegate ai vostri figli che alcune parti del corpo (per semplicità, basta dire quelle coperte dal costume da bagno) sono private e che nessuno – un insegnante, un adulto, un parente – è autorizzato a toccarle. In ogni caso, è importante che vi facciano sapere se qualche comportamento li ha fatti sentire a disagio.
10) Insegnate loro di riferirvi sempre se un adulto gli chiede di tenere un segreto, perché i bambini – ancora una volta – non sono i confidenti degli adulti.

Vi segnalo inoltre che sul sito del telefono azzurro qui  è possibile scaricare gratuitamente una guida divisa per fasce d’età (5/8 anni, 9/12 e 13/17) per insegnare ai genitori come spiegare ai bambini le regole di sicurezza, la gestione di uno smarrimento e la tutela rispetto ad adulti con cattive intenzioni.

Io mi sono portata avanti e l’ho scaricata.

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Sere-mamma-dal-primo-sguardo che consiglia la visione di questo video. Ligabue ha composto questa canzone, ispirandosi alla tragedia dell’asilo nido “il Paese delle Favole” di Dendermonde. Quando questa canzone è uscita io non ero ancora mamma, ma mi aveva già commossa. Poi l’anno successivo lo sono diventata. E ascoltarla fa ancora più male. Ogni volta che la riascolto le emozioni sono forti. Una delle più belle canzoni di Ligabue a mio avviso. Per non dimenticare.

10 commenti su “Quando mi vieni a prendere…

  1. Sere mi sono commossa…ho gli stessi tuoi pensieri!!! Cavolo io ho il terrore di questo…controllo sempre mio figlio proprio come fai tu, per quando sarà più grande ho già l’ansia…seguirò i consigli che hai scritto sopra e mi scaricherò le linee guida…un post davvero utile Serena, brava come sempre…
    Un bacio tesoro
    Buona giornata
    Manu

    1. Manu sei sempre molto carina, grazie. Purtroppo non c’è da stare allegri. Che poi la verità è che non siamo noi quelle sbagliate ma gli stronzi che ci sono in giro. E per colpa loro dobbiamo diventare ansiose noi…

  2. Ciao tesoro hai proprio ragione di stronzi il mondo ne è pieno…Ad Andrea che ha 3 anni e mezzo ho insegnato diverse cose, tipo il suo cognome (che sa da tanto), l’indirizzo di casa e che deve sempre chiedere a me qualsiasi cosa, tipo se al parco una nonna o una mamma di qualche amichetto vuole dargli una caramella o qualsiasi cosa lui prima deve chiederlo a me se può prenderle, oppure qualsiasi cosa strana vede deve subito correre da me, e comunque al parco ce l’ho sempre sott’occhio mi sposto con lui senza stargli troppo addosso, perchè non voglio mettergli paure o ansie però non lo mollo un’attimo con lo sguardo…ma che bella la tua nuova pagina…<3
    Con questo post sei nella mia top of the post di questa settimana…bacio tesoro <3

    1. Grazie Manu sei veramente gentile non mi stancherò mai di ripeterlo. Anche per le tue continue citazioni! bacione a te <3

  3. ciao, grazie a Manuela (qui sopra) sono arrivata qui e ho letto e ho visto i video… grazie.
    i miei figli hanno 13, 11, 5 anni e ti puoi immaginare le mie paure, e i miei pensieri: nell’età dell’adolescenza le preoccupazioni aumentano a dismisura, io combattuta tra il desiderio di indipendenza di una tredicenne e il mondo reale, crudele e spietato là fuori.
    grazie per questo post meraviglioso, toccante e purtroppo tanto vero.

    1. grazie a te per essere passata a raccontare la tua esperienza. Insieme almeno ci sentiamo meno sole, no?

  4. Grazie mille! Di post come il tuo non ce n’è mai abbastanza! Nel mondo in cui viviamo oggi non credo sia sbagliato dare ai nostri figli alcuni strumenti con cui difendersi, anche già da piccoli. Che senso ha fare finta di niente e renderli così vulnerabili? Secondo me hai fatto benissimo a insospettirti con quegli uomini sconosciuti! Anche io ho insegnato a mio figlio di 4 anni che mi deve sempre chiedere il permesso per tutto e vedo che lo fa (per ora!) senza problemi e anche io al parco cerco di tenerlo sempre d’occhio senza privarlo della sua libertà. Inoltre, sto cercando di insegnarli ormai da qualche mese che le parti del suo corpo sono private e nessuno è autorizzato a toccarle! E che mi deve riferire se qualcuno lo fa e lo fa sentire a disagio! Non è mai troppo presto per iniziare…
    Un abbraccio
    Manuela

    1. grazie Manuela, voglio presto anche io insegnare a Lavinia a essere sincera e aperta con me. Ecco questo è sicuramente l’obiettivo primario che mi pongo nella mia esperienza di mamma. Perché sono certa che il dialogo possa aiutare a prevenire e a combattere certe situazioni. Lo schifo che c’è in giro si può contrastare partendo dalla famiglia, che come per tutto è alla base di una società limpida. Grazie un bacione

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